Buone notizie per Apple arrivano dalla Cina: la Foxconn, infatti, ha messo fine alla maggior parte delle restrizioni COVID di iPhone City (il soprannome di Zhengzhou) dopo che le autorità locali hanno rimosso il suo stabilimento dall’elenco delle località con classificazione di “alto rischio”.
Pare che anche che il governo cinese stia finalmente ponendo fine alla rigida politica COVID Zero che era alla base delle restrizioni e che nelle ultime settimane ha causato importanti proteste in lungo e in largo per il Paese asiatico.
Foxconn allenta le misure anti COVID
Ricordiamo che in Cina, al fine di ridurre l’impatto economico del COVID sulla produzione, le grandi fabbriche hanno la possibilità di rimanere aperte passando alla “produzione a ciclo chiuso”: i lavoratori, in sostanza, rimangono nel campus 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per un massimo di un mese alla volta, dormendo in dormitori condivisi, restando così separati dalle loro famiglie.
Per quanto riguarda lo stabilimento di Zhengzhou, in seguito ad un focolaio di COVID-19 nel campus le cose sono andate peggiorando, tanto che i lavoratori si sono lamentati per la mancanza di cibo e medicine e molti di loro hanno deciso di abbandonare iPhone City per tornare alle rispettive case mentre altri hanno dato il via a proteste, in alcuni casi anche con scontri.
Ebbene, stando a quanto viene riportato da Bloomberg, la produzione a ciclo chiuso nello stabilimento della Foxconn è ora terminata e la maggior parte delle restrizioni COVID sono state revocate.
Ciò comprende anche il controverso sistema point-to-point della Foxconn, causa di notevoli disordini tra i lavoratori del suo stabilimento produttivo: si tratta della soluzione studiata dal colosso asiatico per ridurre ancora di più il rischio di epidemie, consentendo ai lavoratori di spostarsi in via esclusiva e diretta solo tra il dormitorio e il posto sulla linea di produzione, senza altri movimenti all’interno dell’impianto, nemmeno per recarsi in mensa o nelle strutture per il tempo libero.
Ovviamente questo sistema ha generato notevoli critiche anche nei confronti di Apple, che alla Foxconn si affida per la produzione dei suoi iPhone, forse chiudendo un po’ troppo gli occhi di fronte agli abusi perpetrati ai danni dei lavoratori.
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