Elon Musk, il neo proprietario di Twitter, non è nuovo nell’affidare decisioni importanti ai sondaggi, all’insegna del motto latino “vox populi, vox dei”: procedendo in tal modo ha riammesso l’ex presidente USA Trump e, non molti giorni fa, ha sondaggiato i suoi follower a proposito del varare una policy che proibisse gli account nati solo per promuovere i social rivali (dopo aver tentato di frenarne la promozione gratuita e aver sospeso diversi giornalisti rei di doxxing).

Il sondaggio “fatale” e le dimissioni annunciate

Domenica, però, il volubile imprenditore di origini sudafricane, a oggi il secondo uomo più ricco del mondo per Forbes (dopo il proprietario di Louis Vuitton), ha condotto un sondaggio relativo al se avesse dovuto dimettersi dal ruolo di capo di Twitter: la consultazione, cui han partecipato circa 17,5 milioni di utenti, si è conclusa con il 52,5% di voti a favore dell’ipotesi del sì.

Musk ha prima dichiarato che si sarebbe attenuto all’esito del sondaggio, poi ammesso che non vi era alcun successore, e infine vagheggiato l’ipotesi far votare sulle decisioni importanti solo gli abbonati al Twitter Blue (8 dollari al mese, negli USA, per meno pubblicità, annullamento tweet, spunte colorate di verifica, modalità lettura per gli articoli, etc). Ciò aveva fatto ipotizzare che l’imprenditore stesse cercando una exit strategy per rimangiarsi la parola. Qualcosa, però, è cambiato nelle scorse ore quando, rompendo gli indugi, dal suo account social ufficiale, Elon Musk ha ufficializzato che si dimetterà da CEO di Twitter, non appena avrà trovato “qualcuno così sciocco da accettare il lavoro“.

La ricerca del successore di Musk

Secondo l’analista di mercato e giornalista della CNBC, David Faber, che ha fatto riferimento a fonti in suo possesso, in realtà, anche prima del sondaggio in questione, sarebbe iniziata la selezione per il nuovo amministratore delegato di Twitter, anche se la scelta non sarebbe facile. Alcuni lealisti, amici e collaboratori di Musk, si sarebbero già candidati al ruolo, come Jason Calacanis, podcaster e investitore, che ha chiesto via sondaggio se lui e/o David Sacks, ex PayPal (come Musk), dovessero prendere le redini del social.

Secondo Bloomberg, non sarebbe rara l’ipotesi che Musk attinga alle sue altre società, essendo versato nel trasferire professionisti dall’una all’altra ed essendosi già fatto aiutare da diversi suoi dipendenti di Tesla e non solo nelle prime fasi del nuovo corso presso Twitter: la questione più stringente, però, è un’altra, ovvero se il passaggio di consegne sarà effettivo, o solo di facciata, posto che non vi sono segnali che Musk intenda vendere la piattaforma, comprata per 44 miliardi di dollari appena poche settimane fa, anche tenuto conto del fatto che, nello stesso tweet in cui ha anticipato le proprie dimissioni, Musk ha anche dichiarato di voler rimanere al timone dei team di team di software e server.

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