Quello di Tesla, azienda produttrice di veicoli elettrici di proprietà di Elon Musk, sembra prospettarsi un fine anno amaro. Durante tutto il 2022 il valore delle azioni è sceso, rimangiando tutta la strada percorsa al rialzo degli scorsi anni. Martedì il titolo è calato dell’11% raggiungendo il livello più basso dall’agosto del 2020. Questo evento ha portato l’azienda a uscire dalla classifica delle prime 10 società statunitensi per capitalizzazione di mercato (che corrisponde al valore totale delle azioni in circolazione della società). Da inizio 2022 è sceso di circa il 70%, dato che deve portare necessariamente a condurre riflessioni interne.

Le motivazioni del crollo di Tesla in borsa

I mercati finanziari sono soggetti a dinamiche talvolta indecifrabili, quindi ogni considerazione può risultare inadeguata. In questo caso, però, è possibile fare delle ipotesi sulle motivazioni della repentina svalutazione delle azioni, analizzando gli eventi che hanno colpito l’azienda di recente.

Da un lato c’è la recente sospensione della produzione nello stabilimento Gigafactory Shangai (il più esteso tra quelli disponibili attualmente) che, seppur già annunciato e programmato per la fine di dicembre, è stato anticipato. Secondo quanto riferito, all’inizio del mese il colosso dell’auto elettrica aveva previsto di sospendere la produzione della Tesla Model Y nel polo produttivo cinese dal 25 dicembre al 1° gennaio. La decisione si inserisce all’interno di un contesto che vede una crescita di infezioni da COVID-19 tra i dipendenti e che ha influito sul calo delle vendite recenti dei modelli elettrici della casa.

Dall’altro, il comportamento confusionario di Elon Musk dopo l’acquisizione di Twitter ha preoccupato gli investitori. Vi abbiamo già parlato delle vicende relative ai ban e la conseguente risposta dell’Europa. L’acquisto di Twitter e la successiva nomina a CEO dell’azienda ha destabilizzato l’ambiente, configurandosi come una potenziale minaccia per tutti quegli azionisti che avevano dato fiducia all’imprenditore e alle sue idee visionarie. L’intervento delle istituzioni nelle recenti vicende non è da sottovalutare, perché ci si potrebbe aspettare un interventismo degli Stati nella gestione aziendale (ad esempio, costringendo la modifica di alcune policy) e come extrema ratio l’isolamento dei prodotti e servizi dell’imprenditore in alcune regioni.

Bisogna precisare che queste sono da considerarsi pure ipotesi, anche perché crolli del genere sono dovuti a problemi strutturali e non a singoli episodi. Solitamente, quando una azienda vede un apprezzamento così rapido delle proprie azioni (in un anno il valore di mercato è cresciuto di oltre il 230%), è lecito aspettarsi un ribilanciamento del mercato, con l’abbandono del carro da parte di molti speculatori di breve e lungo termine per presa di profitto o contenimento delle perdite.

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