Elon Musk può essere considerato l’uomo dei record. Più di una volta il miliardario di origini sudafricane ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica per le sue imprese da primato, partendo naturalmente dal conseguimento dello status di uomo più ricco del mondo.
Stavolta, però, la prestazione che lo iscrive di diritto nel Guinness dei Primati è di tutt’altro genere. Il fondatore di Tesla, diventato di recente proprietario di Twitter, con logico corollario di polemiche, infatti, è appena diventato il protagonista della più grande perdita di denaro nella storia dell’umanità.
La clamorosa perdita di Elon Musk
Secondo le stime condotte da Forbes, Musk avrebbe collezionato una perdita per circa 182 miliardi dollari, anche se altre fonti parlano di 200 miliardi. Una perdita che può essere desunta dal vero e proprio crollo del prezzo delle azioni di Tesla nel periodo dal novembre del 2021 al momento della rilevazione.
In un caso o nell’altro, comunque, la sostanza non muta: il CEO di Tesla ha letteralmente stracciato il precedente primatista, l’imprenditore tecnologico giapponese Masayoshi Son che deteneva il primato sin dal 2000, quando nel pieno della bolla delle dot.com aveva lasciato sul campo 58,6 miliardi di dollari.
Solitamente si dice mal comune mezzo gaudio, ma sembra difficile per entrambi i personaggi riuscire a coltivare sentimenti positivi di fronte a a perdite che equivalgono al PIL di interi Paesi di media grandezza sparsi per il globo. Intanto, però, Musk ha perso un altro primato, quello di uomo più ricco del mondo, ceduto al francese Bernard Arnault, il patron di LVMH, il marchio transalpino che detiene
La reazione di Elon Musk
Di fronte ad una realtà di questo genere, lo stesso Musk non ha potuto fare altro che limitarsi ad affermare che la sua perdita deriva dalla follia del mercato a breve termine. Secondo lui, infatti, i fondamentali di Tesla a lungo termine sono estremamente forti.
Proprio su questa affermazione, però, molti osservatori sembrano dissentire in parte notevole. Basti pensare che soltanto sul mercato degli Stati Uniti il suo marchio automobilistico ha dovuto cedere ben 14 punti percentuali negli ultimi due anni, passando dal 79 al 65%. Segno evidente che la concorrenza nel settore delle auto green si va facendo sempre più serrata, anche a causa della nuova attenzione dei marchi più prestigiosi, intenzionati a non lasciarsi scappare l’affare.
Una perdita la quale, però, potrebbe rivelarsi molto limitata a fronte di quella prevista dagli analisti, secondo il quali la quota di mercato cui è destinata ad attestarsi Tesla nei prossimi anni è intorno al 20%. In quel caso potrebbe rivelarsi molto complicato per Musk tornare a primeggiare nella classifica dei Paperoni globali.
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