Torniamo a parlare del telescopio James Webb, dopo aver osservato a inizio dicembre le galassie più antiche mai viste prima, oggi diamo uno sguardo al primo pianeta extrasolare confermato dal telescopio.
Il telescopio James Webb conferma il suo primo pianeta extrasolare
Il telescopio James Webb è stato utilizzato per la prima volta per confermare l’esistenza di un pianeta extrasolare, il corpo celeste era stato inizialmente esaminato con il Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA, che ne aveva ipotizzato la presenza ma senza aver modo di confermarla.
Grazie allo spettrografo nel vicino infrarosso (NIRSpec) di Webb i ricercatori hanno avuto la conferma, LHS 475 b è un pianeta extrasolare che si trova nella costellazione dell’Ottante, le cui dimensioni sono quasi identiche a quelle della Terra ed è relativamente vicino visto che dista 41 anni luce. Queste le parole dei ricercatori coinvolti nel progetto della Johns Hopkins University a Laurel, nel Maryland e del direttore della divisione di astrofisica presso il quartier generale della NASA a Washington:
Non c’è dubbio che il pianeta sia lì. I dati incontaminati di Webb lo convalidano.
Il fatto che sia anche un piccolo pianeta roccioso è impressionante per l’osservatorio.
Questi primi risultati osservativi da un pianeta roccioso delle dimensioni della Terra aprono la porta a molte possibilità future per studiare le atmosfere dei pianeti rocciosi con Webb. Webb ci sta avvicinando sempre di più a una nuova comprensione dei mondi simili alla Terra al di fuori del nostro sistema solare, e la missione è solo all’inizio.
James Webb è riuscito a catturare il pianeta facilmente, con solo due osservazioni di transito, per rilievi di questo tipo infatti si osserva la luce emessa o riflessa da un corpo celeste che, mentre ruota intorno ad una stella, produrrà delle variazioni nell’intensità della luce in base al suo passaggio.
Tra tutti i telescopi al momento attivi, James Webb è l’unico in grado di caratterizzare le atmosfere di pianeti simili alla Terra per dimensioni, gli scienziati stanno dunque cercando di analizzare lo spettro di trasmissione del pianeta per determinare la composizione della sua atmosfera. Nonostante non ci siano al momento dati definitivi sulla sua composizione, i ricercatori sono comunque in grado di escludere per esempio la presenza di metano.
Anche se in base alle rilevazioni non si è ancora certi che il pianeta in questione abbia un’atmosfera, questa si ipotizza possa eventualmente essere composta da anidride carbonica al 100% (a titolo di esempio Venere presenta un’atmosfera composta per il 96% da CO2 e per il 4% da azoto), sarebbe di conseguenza molto compatta e difficile da rilevare, motivo per cui sono necessarie misurazioni ancor più precise per stabilire se vi sia un’atmosfera intorno al pianeta e se sia interamente composta da anidride carbonica.
A sostegno dell’ipotesi della presenza di un’atmosfera c’è il fatto che il pianeta completa un’orbita in soli due giorni, nonostante sia più vicino alla propria stella rispetto ad ogni altro pianeta nel nostro sistema solare, la sua stella nana rossa presenta una temperatura che è meno della metà rispetto al nostro Sole, motivo per cui è plausibile che LHS 475 b abbia ancora un’atmosfera.
In conclusione, le scoperte effettuate finora evidenziano ancora una volta le enormi potenzialità offerte dal telescopio James Webb che, grazie alla precisione dei propri strumenti, darà nuova linfa alla ricerca di esopianeti rocciosi; LHS 475 b è solo il primo di molti che verranno scoperti.
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