Com’è noto, Apple e altre aziende tecnologiche basano buona parte della propria produzione sulla fornitura di materiali provenienti dalla Cina. Una dipendenza la quale, però, inizia a farsi pericolosa, alla luce dei blocchi produttivi generati da una nuova ondata di Covid e dalle costanti frizioni con il governo degli Stati Uniti. Strozzature cui ora l’azienda sta cercando di sottrarsi cercando vie alternative.

Apple si rivolge a Taiwan per le forniture

Secondo alcune notizie che sono state lanciate nel corso delle ultime ore, l’azienda taiwanese AOET, che è già il più grande fornitore di obiettivi per Mac. inizierà a spedire quelli per iPad a partire dalla seconda metà del 2023. Potrebbe quindi seguire le orme di Sunny Optical, società che ha prima fornito parti per l’iPad per poi ottenere ordini anche per l’iPhone.

Stando alle stesse fonti, Apple intenderebbe utilizzare AOET per proseguire il suo piano teso a una riduzione della dipendenza dai fornitori cinesi, a lungo termine. Un piano che è già iniziato nei mesi passati, in cui l’azienda ha deciso di rivolgersi ad altri Paesi in questa nuova ottica.

In particolare, proprio pochi giorni fa, l’azienda indiana Jabil Inc. ha iniziato a fornire parti di AirPods ad Apple. Secondo un rapporto risalente all’anno passato, entro il 2025 un quarto di tutti gli iPhone potrebbe essere prodotto proprio in India. Un dato il quale potrebbe addirittura posizionarsi al 50% entro il 2027.

È stato il ministro del Commercio indiano, Piyush Goyal, a dichiarare durante una conferenza che Apple sta cercando di spostare gran parte della sua produzione fuori dalla Cina, nell’evidente intento di ridurre la sua dipendenza da Pechino, dopo le interruzioni produttive dell’anno scorso dovute alla politica di contenimento della nuova fiammata di Covid. Lo stesso Goyal ha anche ricordato come già al momento l’India detenga tra il 5 e il 7% della produzione manifatturiera di Apple.

Dichiarazioni che sono del resto in linea con le previsioni contenute in un rapporto di JPMorgan dello scorso anno e confermate dal fatto che Apple ha chiesto ai fornitori cinesi di stanziare siti produttivi in India. Quattordici di questi avrebbero già chiesto una licenza preliminare e ora devono stabilire accordi con produttori locali per dare vita a joint venture in tal senso.

L’azienda, inoltre, ha spostato la produzione di Apple Watch e MacBook in Vietnam, lo stesso Paese che già produce la maggior parte di Beats, mentre alcuni modelli di iPhone vengono assemblati anche in Brasile.

A spingere Apple su questa nuova strada potrebbero comunque essere anche motivi di carattere geopolitico. Le frizioni tra Washington e Pechino sono infatti sempre più evidenti, come del resto dimostra l’aperta ostilità del governo statunitense verso TikTok, l’app accusata ormai apertamente di trasferire dati dei clienti statunitensi in Cina.

La bassa domanda di iPhone 14 Plus sta azzerando gli ordini di componenti

Le notizie relative all’intenzione di diversificare la produzione per non dipendere più dalla Cina si sono mixate negli ultimi giorni a quelle relative alla forte riduzione degli ordini di display per iPhone 14 Plus. Una decisione derivante in particolare dal fatto che la domanda in questione è al momento largamente inferiore alle attese iniziali dell’azienda.

Un trend il quale del resto non dovrebbe stupire eccessivamente, considerato come l’iPhone 14 Plus abbia sostituito l’iPhone 13 Mini nel catalogo dell’azienda, proprio a causa della bassa domanda che aveva zavorrato il dispositivo più piccolo.

A testimoniare il trend negativo è stato l’analista Ross Young, il quale ha informato i suoi follower su Twitter che le spedizioni del display dell’iPhone 14 Plus sono diminuite quasi del tutto, proprio nel periodo in cui Apple è solita perfezionare gli ordini di produzione al fine di soddisfare le richieste provenienti dai consumatori. Resta naturalmente da capire se le cose sono destinate a migliorare per iPhone 14 Plus, anche se come rilevato da molti, le sorti di Apple non dipendono certo dalle fortune di questo modello.

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