Microsoft si appresterebbe a presentare le ricadute commerciali del suo nuovo modello di intelligenza artificiale, ideato sul modello di ChatGPT, ma tale da andare oltre le attuali capacità del programma di OpenAI. Dopo averlo integrato nella nuova versione del motore di ricerca Bing proprio all’inizio di questa settimana, con relativa presentazione, la casa di Redmond è pronta per mostrare le sue ricadute su prodotti di largo utilizzo, a partire da Word, PowerPoint e Outlook.

Microsoft va oltre ChatGPT

Dalle indiscrezioni che stanno girando in queste ore, Microsoft si appresterebbe rendere pubblici i suoi piani tesi all’integrazione dell’intelligenza artificiale di OpenAI e del suo modello Prometheus nel corso delle prossime settimane. Tra le altre cose, sarebbe stato pianificato un annuncio a tal proposito che dovrebbe essere reso pubblico nel prossimo mese di marzo.

La situazione che si va prefigurando, quindi, è diversa da quella che sembrava acquisita sino a qualche giorno fa. Se, infatti, si pensava che l’azienda avrebbe semplicemente integrato ChatGPT nei suoi prodotti, grazie all’accordo con OpenAI, ora invece sembra nuovamente cambiare il quadro.

Il motivo di quanto sta accadendo sarebbe da ricercare nella recente presentazione di Bard, il programma di intelligenza artificiale che è messo in campo da Google proprio per contrastare il vero e proprio battage pubblicitario seguito all’annuncio della partnership tra Microsoft e OpenAI.

L’evento è stato salutato da un certo scetticismo da parte degli investitori, come dimostra il calo del valore del titolo azionario di Google nel corso delle ore successive (-7%), ma a quanto sembra ha provocato non poca preoccupazione all’interno di Microsoft.

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Si sta scatenando una vera e propria battaglia sull’intelligenza artificiale

Naturalmente, tanti si stanno chiedendo cosa stia accadendo all’interno delle Big Tech. Molte delle grandi aziende tecnologiche, infatti, stanno concentrandosi sull’intelligenza artificiale, dopo il debutto di ChatGPT.

Nel caso di Microsoft il motivo è in fondo molto semplice: l’intenzione è quella di contrastare Google proprio sul suo stesso campo di battaglia, la ricerca online, su cui in fondo BiG G ha fondato le sue fortune. L’integrazione dell’intelligenza artificiale di ChatGPT nel motore di ricerca Bing, infatti, potrebbe rivelarsi un colpo durissimo per Google.

Basta in effetti vedere i dati rilasciati da StatCounter Global Stats e relativi a questo particolare ambito, per comprendere meglio cosa si stia preparando. In base ad essi, la classifica relativa ai motori di ricerca per la percentuale di utilizzo a livello globale aggiornata al passato 2 dicembre è la seguente:

  1. Google, con il 92,03% delle ricerche;
  2. Bing, che totalizza il 3,2%;
  3. Yahoo, a sua volta con l’1,37%;
  4. Yandex RU, all’1,08%;
  5. Baidu, a sua volta gratificato dallo 0,95%;
  6. Altri, che totalizzano il restante 1,37%.

Da questa graduatoria si capisce chiaramente il motivo dell’accelerazione impressa al settore dalla presentazione di ChatGPT, con il clamore da essa suscitato. Se, però, l’opinione pubblica aveva guardato con interesse alla capacità di elaborazione del nuovo chatbot interrogandosi sulle sue ricadute sociali e lavorative, nei quartier generali di Microsoft e Google la questione ha subito preso tutt’altra piega.

Entrambe le aziende, infatti, hanno subito pensato alle sue ricadute commerciali. Microsoft ha giustamente pensato che proprio l’intelligenza artificiale potesse costituire il grimaldello mediante il quale scardinare la rendita di posizione di Google, la controparte ha dal canto suo capito che doveva dare subito una risposta per impedire che ciò accadesse. Gli eventi di questi giorni, in particolare la presentazione di Bard, possono essere considerati il logico sviluppo di tutto ciò.

Microsoft all’assalto

A portare avanti una strategia tesa a evidenziare la posizione di leadership di Microsoft nell’intelligenza artificiale è in particolare il suo CEO Satya Nadella. Per farlo, deve però contrastare qualsiasi possibile risposta di Google. Proprio questa visione spiega al di là di tante parole quanto sta accadendo in queste ore.

Dopo la presentazione di Bard, era necessaria una pronta risposta tesa ad offuscare il prodotto concorrente. In effetti è quello che è accaduto nella giornata di martedì, quando era previsto l’evento incentrato su Bing AI. Basti pensare che se l’orario d’inizio era programmato per le dieci del mattino, Nadella ha chiesto addirittura di anticiparlo di venti minuti, costringendo gli organizzatori ad attivarsi per rispondere all’input proveniente dal vertice.

Perché Nadella sta spingendo con tanta forza l’integrazione dell’AI nei prodotti aziendali? Anche in questo caso sono i dati nudi e crudi a dare la risposta. Secondo gli analisti di UBS, infatti, ChatGPT avrebbe totalizzato ben 100 milioni di utenti attivi nel corso dei primi due mesi di attività aperta al grande pubblico. Mentre ammonterebbe ad oltre un milione la lista di attesa collezionata dalla nuova edizione di Bing, nel corso delle prime 48 ore. Dalla giornata di ieri il motore di ricerca di Microsoft risulta infatti come la terza applicazione più popolare all’interno dell’App Store.

Anche Baidu intende partecipare allo scontro?

Naturalmente Microsoft intende cogliere le opportunità aperte dall’integrazione dell’IA nei suoi prodotti e per farlo ha aumentato la velocità dei suoi lavori interni, con il preciso intento di sfruttare la potenza di Prometheus, che ha già bypassato le difficoltà in termini di aggiornamento gravanti su ChatGPT. Ove ci riuscisse, questo 2023 potrebbe rivelarsi un anno d’oro per l’azienda, anche alla luce del ritardo che, a detta degli osservatori, in questo momento graverebbe su Google, nonostante la presentazione di Bard.

Nella battaglia che si prefigura tra i due colossi a stelle e strisce, resta però da capire quale potrebbe essere la funzione spettante agli altri. In tal senso, è già stata ventilata la possibile integrazione di ChatGPT in Opera, il browser norvegese che gravita nell’orbita di Kunlun Tech. L’azienda nordica, però, sembra al momento un’insidia relativa per i duellanti, per ovvi motivi, a differenza di altri.

Il riferimento, in quest’ultimo caso, è a Baidu, il motore cinese che, come abbiamo visto in precedenza, è per ora confinato in un ruolo abbastanza marginale nel settore delle ricerche sul web, a livello globale.

Anche l’azienda cinese ha infatti da poco presentato il suoi modello di intelligenza artificiale, con risultati che sono stati ampiamente premiati dagli investitori, a differenza di quanto accaduto a Google, con una forte crescita del suo titolo azionario. Considerata la vera e propria guerra tecnologica che è ormai in atto da tempo tra Stati Uniti e Cina, proprio a Baidu il governo di Pechino potrebbe attribuire il compito di fare da terzo incomodo, con tutto quello che ne consegue a livello geopolitico.

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