Sul finire dello scorso anno si è fatto un gran parlare di SPID e CIE, le intenzioni del nuovo governo non erano chiare e, sorpresa, non lo sono tuttora. Sembra che l’esecutivo, più nello specifico il dipartimento per l’Innovazione, sia al lavoro su un progetto il cui nome sarebbe IDN, ovvero Identità Digitale Nazionale; si tratterebbe di un sistema unico, nel quale far confluire il sistema pubblico di identità digitale (SPID) e la carta d’identità elettronica (CIE).

Bisogna considerare però, che la Commissione Europea è già al lavoro per creare la futura Identità Comune Digitale, ovvero un’applicazione grazie alla quale sarà possibile archiviare i propri dati personali e condividerli nel momento in cui ve ne sia necessità. Dunque perché il governo italiano vorrebbe creare una sorta di doppione, di qualcosa che è già in lavorazione a livello europeo? È il classico “fare le cose all’italiana” che spesso porta a riempire le tasche di qualcuno e nulla più?

Il governo valuta di unire SPID e CIE nella nuova Identità Digitale Nazionale

SPID e CIE hanno numeri simili se guardiamo alle iscrizioni da parte dei cittadini (33,5 milioni il primo contro i 32,7 della seconda), ma per quel che concerne la semplicità d’uso non c’è storia, lo SPID è molto più semplice da utilizzare e non richiede, come la CIE, l’utilizzo di dispositivi appositi; a conferma di ciò anche i numeri riguardanti l’utilizzo dei due mezzi per accedere ai servizi delle pubbliche amministrazioni, lo SPID è stato utilizzato per effettuare un miliardo di accessi ai servizi pubblici, contro i 21 milioni della carta d’identità elettronica.

Alla confusione sul destino dei due sistemi si unisce anche l’incertezza e l’irrequietudine delle diverse aziende che attualmente gestiscono lo SPID, i cui contratti con lo Stato sono tecnicamente scaduti a fine 2022 e in seguito prorogati fino al 23 aprile, aziende che chiedono a gran voce una soluzione stabile con fondi pubblici dedicati, nonché il coinvolgimento nei progetti futuri sull’Identità Digitale.

Come detto in apertura il dipartimento per l’Innovazione sta studiando una nuova applicazione ove far confluire SPID e CIE, una sorta di un wallet digitale per smartphone, clone di quanto già in cantiere a livello europeo; IDN per il momento è solo una proposta presentata da consulenti esterni, ma il governo sembra intenzionato ad avviare a breve un bando per la progettazione e realizzazione dell’app.

Mettendo per un attimo da parte l’inutilità, alquanto palese, di spendere soldi pubblici per realizzare qualcosa che l’UE sta già preparando a beneficio di tutti (e che tra l’altro è già in una fase di sperimentazione), avviare ora i lavori significherebbe allungare ulteriormente i tempi, già stretti considerando i contratti in scadenza delle aziende che gestiscono lo SPID, rischiando non solo di sprecare soldi ma anche di veder bloccare il servizio appena citato se non si trova una soluzione, arrivando a fine lavori con un qualcosa che già esiste ed è disponibile probabilmente da tempo.

Insomma c’è sicuramente molta confusione sull’argomento, auspichiamo che chi di dovere valuti attentamente le prossime mosse, del resto il rischio è che, come spesso accade, siano i cittadini a fare le spese di eventuali errori provenienti dall’alto.

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