Tesla sembra intenzionata ad avere il pieno controllo sull’intero ciclo produttivo teso alla costruzione dei propri modelli di auto elettriche, includendo di conseguenza anche il processo di approvvigionamento delle materie prime ad esso necessarie. In particolare, l’azienda di Elon Musk intenderebbe conseguire questo risultato estraendo in autonomia il litio. Per riuscirci, sembra intenzionata a procedere all’acquisizione di Sigma Lithium, una società brasiliana operante proprio nell’estrazione di quel litio il quale è necessario per la produzione delle batterie che alimentano i modelli green.

Testa vuole estrarre il litio da sola: vediamo come

Sigma Lithium rappresenta una delle più importanti aziende operanti all’interno del Sud America nel settore dell’estrazione del litio. Secondo Bloomberg proprio in questa specializzazione sarebbe da individuare l’interesse di Tesla per una sua acquisizione. Per portarla a termine sarebbe necessario un investimento nell’ordine dei tre miliardi di dollari.

Un investimento quindi di ampia portata, ma giustificato dal fatto che Sigma Lithium possiede un sito estrattivo all’interno dello Stato del Minas Gerais, ormai dal 2018. Un sito caratterizzato da una posizione strategica, ovvero nelle vicinanze dell’Oceano Atlantico, da cui è in grado di spedire il minerale estratto in ogni parte del globo.

Peraltro, se attualmente la sua capacità produttiva si attesta a circa 277mila tonnellate all’anno, si stima che entro la fine del decennio la stessa possa crescere sino a 766mila. Al mix si andrebbe poi ad aggiungere una ulteriore caratteristica: la possibilità di produrre grandi quantità di energia, tramite idroelettrico, la quale renderebbe possibile l’ingrandimento del sito con un abbattimento dei costi medi previsti.

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Le società interessate non commentano le voci

Al momento né Tesla, né Sigma Lithium hanno voluto commentare le indiscrezioni che stanno circolando. Per capirne la veridicità non resta di conseguenza che affidarsi alle reazioni dei mercati, i quali sembrano dare credito all’ipotesi di una acquisizione della società brasiliana da parte di Elon Musk.

Lo dimostra la crescita fatta registrare dalle azioni di Sigma Lithium nel corso delle ore successive alla pubblicazione delle prime indiscrezioni, un impetuoso +25,4% che sembra difficile possa derivare da altri fattori.

L’acquisizione in causa sembra del resto essere del tutto logica, alla luce del fatto che Tesla già possiede un impianto di raffinazione del minerale grezzo proveniente dal Brasile, situato a Corpus Christi, in California. Con questo atto andrebbe in pratica a completare il cerchio, dando vita ad una catena in grado di produrre batterie senza dover dipendere da nessun altro.

Anche l’Indonesia corteggia Tesla

Se per il litio Tesla sembra intenzionata a fare da sola, per il nichel l’azienda di Elon Musk potrebbe invece decidere di cedere al corteggiamento dell’Indonesia. Il presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo, infatti, ormai da tempo ha individuato nella società californiana un interlocutore privilegiato per quanto concerne l’attrazione di realtà provenienti da fuori in grado di creare lavoro in loco.

A fronte dell’incertezza del fondatore, il presidente ha deciso di calare un vero e proprio asso, quello rappresentato dal nichel presente lungo il territorio nazionale. L’Indonesia, infatti, detiene le più grandi riserve mondiali di questo minerale, assolutamente necessario per la produzione delle auto green. Ammonta infatti a 21 milioni di tonnellate certificate la quantità di materiale su cui potrebbe contare Tesla, nel caso in cui decidesse di cedere al lungo corteggiamento del Paese asiatico

Occorre sottolineare come la strategia indonesiana abbia già prodotto importanti risultati. In particolare, il governo locale ha stilato importanti accordi con Hyundai, LG e Foxconn, grazie ai quali nel Paese sono affluiti non meno di 15 miliardi di dollari di investimenti, destinati alla produzione in loco di auto elettriche e batterie per la loro ricarica. Per capire meglio il quadro, va anche ricordato che l’Indonesia produce circa 1,5 milioni all’anno di nichel, quasi cinque volte la quantità di metallo riversata sul mercato dalle Filippine, secondo produttore mondiale.

La strategia di Musk per gli approvvigionamenti

Lo stesso Musk, in effetti, già nel 2020 ha lanciato un appello ai Paesi produttori esortandoli ad estrarre quanto più nichel possibile. In cambio aveva prospettato la firma di contratti giganteschi, per archi prolungati di tempo, con una sola condizione: che l’estrazione del minerale avvenisse con modalità rispettose a livello ambientale.

Nell’ambito di questa politica, Tesla ha assunto il ruolo di partner tecnico in alcuni processi estrattivi, come quello che la vede protagonista dal 2021 nella Nuova Caledonia in cui sarebbe custodito il 25% del quantitativo globale di nichel. In base a questo accordo Musk si è assicurato 42mila tonnellate di minerale all’anno.

Ad esse si sono poi aggiunte quelle garantite da un contratto stilato nel corso del 2022 con Talon Nickel, sussidiaria dell’azienda canadese Talon Metals. Oggetto dell’accordo la fornitura di 75mila tonnellate all’anno di concentrato nickel, per i sei anni successivi, con la possibilità per Tesla di chiedere un aumento delle forniture sulla base delle proprie esigenze.

Se riuscisse a concludere l’accordo con Sigma Lithium e decidesse di corrispondere alle offerte indonesiane, per Tesla il problema delle forniture verrebbe a calare in maniera tale da conferirgli una vera e propria rendita di posizione sul mercato dei veicoli elettrici.

I prezzi folli del litio rappresentano un problema

Per capire meglio i vantaggi derivanti da un accordo come quello che si prospetta in Brasile, occorre anche ricordare come il prezzo del litio sul mercato sia stato sottoposto a oscillazioni violentissime nel corso degli ultimi anni. Una crescita che naturalmente può erodere in maniera significativa gli utili delle case, a meno di non intervenire su prezzi di modelli che sono già molto elevati.

Se nel 2012 il metallo costava 4450 dollari a tonnellata, nel corso del 2022 la sua quotazione ha raggiunto e oltrepassato il tetto dei 78mila dollari. Tanto da spingere proprio Elon Musk a dichiarare che il problema non è da ravvisare nella mancanza di litio, presente praticamente su tutta la crosta terrestre, bensì nel ritmo di estrazione e raffinazione, che è estremamente lento.

Una tempistica tale da riflettersi sulla produzione delle auto elettriche e sulla quale ora l’ex uomo più ricco del mondo sembra deciso ad intervenire in prima persona. Non resta quindi che attendere ulteriori sviluppi per capire se Musk ha deciso di varcare il Rubicone.

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