Meta deve pagare 175 milioni di dollari a Voxer per aver violato un suo brevetto. La decisione era stata presa nel passato mese di settembre da una giuria, all’unanimità, spingendo l’azienda ad opporsi e a chiedere al giudice di rifiutare il verdetto espresso, oppure di dare luogo ad un nuovo procedimento. Richieste che sono state cassate da un giudice federale, aprendo di fatto la strada al pagamento non solo di Voxer, ma anche di tutti coloro che gestiscono i diritti d’autore per la copia illegale della tecnologia in questione e la sua utilizzazione all’interno di Facebook Live e Instagram Live.
Meta: cos’è accaduto
Lee Yeakel, giudice distrettuale degli Stati Uniti chiamato a fornire il suo giudizio sulla questione relativa alla violazione da parte di Meta di un brevetto depositato da Voxer, ha appoggiato senza riserve il verdetto espresso dalla giuria. Secondo lui, infatti, ci sono prove sostanziali e sufficienti a sostegno della decisione e dell’entità dei danni riportati dall’azienda colpita dalla violazione di Meta. Ora l’azienda di Mark Zuckerberg può ancora fare ricorso, ma un portavoce, richiesto di un commento al proposito, non ha voluto affermare nulla a tal proposito.
Nella sua richiesta di revisione, Meta aveva affermato che a inficiare il procedimento era stato in particolare il legale che difendeva gli interessi di Voxer, con una serie di commenti tali da influenzare la giuria. Una tesi in effetti balzana, considerato che proprio quello, in fondo, è il compito di un avvocato. Inoltre, sempre secondo il giudizio dell’azienda, l’entità della somma stabilita era troppo elevata e avrebbe dovuto essere sostituita da una somma forfettaria o, addirittura essere azzerata, in quanto calcolata in maniera impropria dall’esperto chiamato da Voxer a tutelare i propri interessi.
Una vicenda iniziata nel 2021
La sentenza in questione potrebbe porre fine, ove Meta non procedesse ulteriormente ad un ricorso, ad una vicenda iniziata nel corso del 2012. Proprio in quell’anno, infatti, i due attori implicati nella vertenza posero le basi per instaurare una collaborazione, al termine di un primo incontro.
Voxer, all’epoca, già da sei anni aveva iniziato a sviluppare la sua tecnologia, nell’intento di riuscire a migliorare le comunicazioni sul campo di battaglia. L’azienda, infatti, è stata fondata tra gli altri da un veterano dell’esercito, Tom Katis, proponendosi di dare vita ad un’app di messaggistica live e streaming video in grado di aiutare ad eliminare le frequenti interruzioni nelle trasmissioni le quali mettevano a rischio la vita dei soldati ove si rendessero necessarie cure mediche o si verificassero imboscate. I lavori inaugurati allo scopo si concretizzarono in un’app per walkie-talkie lanciata nel 2011, che raggiunse immediatamente ottimi livelli di popolarità e spinsero Facebook ad interessarsene.
Subito dopo l’inizio della partnership, però, Voxer fallì e Facebook le vietò accesso alla sua piattaforma, affermando che si trattava di un’azienda concorrente. In pratica, quindi, l’azienda di Zuckerberg andò avanti per la sua strada, lanciando Facebook Live nel 2015 e Instagram Live nell’anno successivo.
Voxer ha a questo punto chiesto un incontro per appianare la questione sorta dall’utilizzazione della tecnologia da essa brevettata, trovandosi di fronte ad un vero e proprio muro. Tanto da ritrovarsi praticamente costretta a citare Meta in giudizio nel 2020, con una semplice motivazione: entrambi i prodotti incorporano le tecnologie di Voxer e ne violano i brevetti.
Una tesi negata da Meta nel corso dei tre anni successivi, che però è stata accolta nelle aule di tribunale. A rendere possibile l’accoglimento delle ragioni di Voxer è stata in particolare la decisione presa da Katis, il quale aveva per sua fortuna provveduto a registrare il brevetto in discussione, insieme ad altri 74 ad esso collegati. Proprio la facilità di depositare e registrare i brevetti collegati a questa tecnologia avevano spinto l’ex soldato ad affermare che tutto ciò era stato reso possibile dal fatto che nessuno, neanche Facebook, si era dimostrato abbastanza pazzo da provare a sviluppare una tecnologia per walkie-talkie analoga. Una pazzia che, a conti fatti, potrebbe presto tramutarsi in una vera e propria cascata di soldi per Voxer.
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