La crisi economica in atto costringe molte imprese a razionalizzare i costi. Se sinora molte di esse hanno provveduto a tagliare gli organici, con le grandi aziende tecnologiche in primo piano, sembra che siano in arrivo anche risposte più fantasiose, come quella immaginata da Google. Big G ha infatti imposto ai propri dipendenti la condivisione delle scrivanie negli uffici di New York, San Francisco, Seattle, Sunnyvale e Kirkland. Non è difficile immaginare che una mossa di questo genere sia destinata a destare più di qualche malumore nei dipendenti colpiti dal provvedimento. Anche se, in effetti, un motivo di consolazione può senz’altro essere ravvisato, anche in una situazione simile: meglio lavorare scomodamente, piuttosto che restare a casa, come sta accadendo ad un gran numero di lavoratori statunitensi.
Indice:
Google impone la condivisione delle scrivanie ai propri dipendenti
Google ha deciso di adottare ricette più fantasiose rispetto al semplice licenziamento della forza lavoro ritenuta in eccesso, nel preciso intento di fronteggiare una crisi economica che si prospetta intensa per i prossimi mesi.
In particolare, l’azienda ha imposto la condivisione delle scrivanie in alcuni dei suoi uffici, una mossa che nelle sue intenzioni dovrebbe tradursi in consistenti risparmi, sempre utili in tempi di difficoltà e in presenza di un quadro economico che sembra destinato a peggiorare ulteriormente nel breve termine.
I siti interessati dal provvedimento sono quelli di New York, San Francisco, Seattle, Sunnyvale e Kirkland, ovvero quelli più grandi di Google Cloud. Grazie a questa riorganizzazione alcuni edifici potranno essere sgomberati, con il conseguente risparmio in termini di utenze e manutenzione. Anche se l’azienda sta cercando si mascherare quanto sta avvenendo, dietro formule estremamente fantasiose.
La spiegazione dell’azienda
A spiegare la ratio che ha ispirato il provvedimento è stato un portavoce di Google, il quale ha affermato che per arrivare al piano finale sono stati condotti test, progetti pilota e sondaggi che hanno visto protagonisti gli stessi dipendenti.
Il risultato finale, a detta dell’azienda di Mountain View, cercherebbe di mettere insieme le modalità lavorative pre-pandemia con le nuove necessità sanitarie indotte dall’apparizione del Covid. In pratica, i lavoratori potranno continuare a usufruire del lavoro a distanza, ma per quanto riguarda quello in presenza dovranno applicare il principio di condivisione degli spazi, a partire proprio dalle scrivanie. Una condivisione agevolata proprio dal venire meno delle necessità più impellenti collegate alla pandemia.
La reazione degli interessati non sembra essere stata particolarmente sfavorevole, anche se numerosi meme hanno preso di mira il linguaggio fantasioso utilizzato per imbellettare quella che può essere considerata una semplice riorganizzazione tesa a ridurre i costi.
La politica di riduzione dei costi di Google sarà molto articolata
La condivisione delle scrivanie è l’aspetto del piano di riorganizzazione di cui si sta discutendo maggiormente, proprio per il fatto di evidenziare la volontà di limitare l’impatto della crisi da parte di Google.
L’azienda, però, ha predisposto un piano molto articolato, di cui si è avuto sentore nella relazione sugli utili del quarto trimestre del 2022. Al suo interno, infatti, è contenuta una previsione secondo la quale la razionalizzazione degli spazi nell’ambito del periodo preso in esame dovrebbe comportare risparmi per circa mezzo miliardo di dollari, ai quali se ne potrebbero aggiungere altri.
In particolare, potrebbe essere la cessazione di una serie di contratti d’affitto nella San Francisco Bay Area, ove si trova peraltro la sede centrale, a contribuire in tal senso. Il fatto che a fare le spese della condivisione delle scrivanie sia l’area Cloud deriva dal fatto che proprio questa divisione continua a essere fonte di larghe perdite. Nel quarto trimestre del 2022 sono infatti stati 480 i milioni persi, anche se la cifra rappresenta la metà di quanto lasciato sul terreno nello stesso periodo del 2021.
Se sono calate le perdite, però, nel corso dell’anno appena chiuso sono diminuiti anche gli utili netti. Un trend tale da spingere Google a riconsiderare la sua politica, aggiungendo la razionalizzazione dei costi ai licenziamenti. Proprio di recente, infatti, l’amministratore delegato Sundar Pichai ha annunciato il taglio di 12mila posti di lavoro, sulla falsariga di quanto fatto in precedenza da Meta, Twitter e Amazon. Naturalmente la speranza è che il ciclo economico muti presto di segno, ma per non farsi trovare impreparate le Big Tech hanno optato per un dimagrimento degli organici. Una ricetta abbastanza vecchia, ma buona per tutte le stagioni.
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