Alcuni di voi ricorderanno, a settembre dello scorso anno, l’inizio della missione DART e il suo successivo esito positivo; si trattava della prima missione di test condotta dall’agenzia spaziale americana, per valutare l’eventuale validità dell’impatto cinetico come metodo di difesa planetaria.
Ora gli scienziati hanno terminato l’analisi dei dati ricavati dal test, pubblicando i risultati e le conseguenti considerazioni sulla rivista Nature: l’impatto cinetico viene quindi convalidato come metodo di difesa planetaria efficace.
Perché la missione DART è stata un enorme successo
In parole povere, la missione prevedeva di fare impattare una navicella contro un asteroide in modo da modificarne l’orbita, ciò prende il nome di impatto cinetico che, come suggerisce il nome, sfrutta l’energia cinetica di un corpo, ovvero l’energia che esso possiede a causa del proprio moto.
Per servire come prova di concetto per la tecnica dell’impatto cinetico della difesa planetaria, DART doveva dimostrare che un asteroide poteva essere preso di mira durante un incontro ad alta velocità e che l’orbita del bersaglio poteva essere cambiata. DART ha fatto entrambe le cose con successo.
Dai dati estrapolati dalla missione, il team investigativo guidato dal Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL) di Laurel, nel Maryland, ha stabilito che una missione di impatto cinetico come DART può essere un metodo efficace per l’eventuale difesa della Terra dagli asteroidi.
L’analisi dei dati ha altresì mostrato come l’intercettazione di un asteroide con un diametro di circa mezzo miglio, come Dimorphos, può essere messa in atto senza la necessità di una missione di ricognizione avanzata, sebbene questa potrebbe fornire preziose informazioni per pianificare la missione in sé e prevederne il risultato con maggiore accuratezza.
Nonostante quindi non sia strettamente necessaria una ricognizione preventiva, ciò che è necessario è un adeguato preavviso, come minimo di diversi anni ma preferibilmente di decenni; ad ogni modo il successo di DART “crea ottimismo sulla capacità dell’umanità di proteggere la Terra dalla minaccia di un asteroide”.
Un altro aspetto interessante dell’impatto cinetico è che la spinta non proviene solo dall’impatto in sé, ma anche dal conseguente materiale espulso dall’asteroide, che ha contribuito alla variazione dell’orbita del corpo celeste.
Il successo della missione DART porta un contributo notevole in campo scientifico, non ha solo permesso di validare l’impatto cinetico come sistema di difesa planetaria, ma ha anche aperto nuovi orizzonti nello studio degli asteroidi: l’impatto della navicella ha infatti reso Dimorphos un “asteroide attivo“, cioè una roccia spaziale che orbita come un asteroide ma ha una coda di materiale come una cometa.
La possibilità di osservare l’attivazione di un asteroide, ha confermato quelle che erano le precedenti teorie degli scienziati in merito alla “nascita” degli asteroidi attivi, che finalmente sono state osservate e dettagliate grazie alla missione DART.
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