Everything Everywhere All at Once è il film che stanotte agli Oscar 2023 ha vinto più statuette di tutti. Era previsto dal gran numero di candidature in cui figurava, ma non era affatto scontato che una pellicola come questa sbancasse. Soprattutto perché è strano, è costato relativamente poco, non è drammatico, ci sono varie scene demenziali (che di solito non aiutano), oltre al fatto che il cast è modesto e diretto da registi che non sono né famosi né hanno un brillante curriculum alle spalle.

Ma il verdetto è esemplare. Everything Everywhere All at Once ha vinto 7 Oscar nelle categorie più importanti aggiudicandosi: miglior film, miglior regia, migliore attrice, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio, miglior attore non protagonista e migliore attrice non protagonista. Il trucco? Sta soprattutto nel multiverso, e nel modo in cui è stato usato, come un espediente che ha reso una vicenda comune originale.

Cos’è il multiverso di Everything Everywhere All at Once

Più che di metaverso, la base su cui si muove il film dei Daniels, è appunto il multiverso. Treccani, storica enciclopedia italiana, lo definisce un insieme di universi coesistenti previsto da alcune teorie cosmologiche e fisiche, di diverso tipo. In Everything Everywhere All at Once è proprio questo il perno su cui ruota il film, l’elemento che lo rende strano e un po’ sfuggente.

Non è la prima volta che il cinema cerca la via del multiverso; basti pensare ad esempio a Doctor Strange nel Multiverso della Follia diretto da Sam Raimi per il Marvel Cinematic Universe. Ma qui il riscontro da parte del pubblico, in particolare dalla critica cinematografica, è altra cosa. Oltre ai 7 Oscar appena ottenuti, ha vinto anche due Golden Globe per migliori attrice e attore non protagonisti, un BAFTA per il miglior montaggio e altri premi minori.

Definirlo è difficile, proprio per la varietà intrinseca a Everything Everywhere All at Once, che è un po’ il suo valore aggiunto. Ma proviamo a descriverlo brevemente partendo dal ruolo del multiverso in questo film, dove non è affatto un semplice espediente narrativo.

La protagonista del film è Evelyn Quan Wang, una donna cinese che vive negli Stati Uniti, dove gestisce una lavanderia e fa i conti con una comune crisi di mezz’età, fra difficoltà matrimoniali e di rapporti con la figlia adolescente omosessuale. Il punto di svolta in chiave surreale sta nella scoperta del multiverso, che rende Evelyn e il seguente corso della storia complicato e quasi a compartimenti stagni.

Deve fare i conti con i diversi sé che vivono in universi paralleli nati dalle infinite possibilità offerte della vita, rappresentati appunto dal multiverso e dalle sue varie declinazioni. Ce ne sono alcuni più realistici, altri meno come quello in cui le persone hanno le dita a forma di wurstel o l’universo alternativo in cui ci sono uomini che saltano e atterrano su dei sex toys.

Per passare da un universo all’altro c’è una particolare tecnologia di “salto-verso” che servirà a Evelyn per combattere l’antagonista Jobu Tupaki, versione Alphaverse di sua figlia in grado di manipolare la materia a suo piacimento minacciando l’intero multiverso e se stessa con il suo bagel (pane a ciambella molto noto negli Stati Uniti).

Il multiverso di Everything Everywhere All at Once è insomma un modo per rappresentare il possibile di una vita, quindi anche il rapporto conflittuale fra madre e figlia, oltre che fra marito e moglie, in chiave paradossale e metaforica, in un universo multiplo in cui a tratti è difficile trovare un senso.

Sono universi fatti di scelte, che rendono ancora una volta il cinema un modo per far conoscere anche una tecnologia cugina, che nonostante gli investimenti di grandi aziende fatica a raccogliere interesse. Accenniamo al metaverso, che col multiverso c’entra ma in una chiave diversa, artificiale perché virtuale.

Nonostante le teorie di cui accenna Treccani nel descrivere il multiverso, non esiste ancora alcuna prova dell’esistenza di questi multiversi, per quanto alcune caratteristiche dell’universo sembrino giustificare qualcosa. A meno che gran parte delle leggi della fisica ormai ampiamente consolidate non si rivelino errate, non è possibile viaggiare in questi multiversi. Ma chi può dirlo? Magari tra mille anni… è possibile che qualcuno riesca a inventare qualcosa che ora non potremmo nemmeno immaginare spiega il giornalista scientifico Tom Siegfried su National Geographic, dove trovate altri dettagli interessanti sul multiverso.

Per ora accontentiamoci delle prime sperimentazioni nel metaverso e di Everything Everywhere All at Once, film che proprio in occasione dei recenti successi è tornato nelle sale cinematografiche italiane e su Amazon Prime Video (visibile con il pacchetto premium I Wonderfull, disponibile gratuitamente per i primi 7 giorni).

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