Torniamo ad occuparci del telescopio James Webb, nel mese di gennaio avevamo visto il telescopio spaziale confermare il suo primo pianeta extrasolare. Oggi invece diamo uno sguardo alle ultime scoperte condivise dalla NASA, che con l’ausilio del telescopio James Webb ha cercato l’acqua su un esopianeta molto simile alla Terra.
Il telescopio James Webb misura la temperatura di un esopianeta lontano 40 anni luce
Era il 2017 quando gli scienziati scoprirono un sistema planetario non solo molto simile al nostro, ma anche relativamente vicino a noi in termini di distanze cosmiche: il sistema che ha come stella TRAPPIST-1 infatti, dista “solo” 40 anni luce da noi.
La scoperta aveva inizialmente suscitato entusiasmo nella comunità scientifica, che auspicava la scoperta di una serie di pianeti potenzialmente dotati di uno degli elementi chiave per la presenza della vita, ovvero l’acqua.
Le rilevazioni iniziali però, condotte con l’ausilio dei telescopi Hubble e Spitzer, non erano state in grado di stabilire con certezza l’eventuale presenza di un’atmosfera, su quello che inizialmente era considerato come il miglior candidato, il pianeta TRAPPIST-1 b.
Avendo ora a disposizione i potenti strumenti equipaggiati sul telescopio James Webb, la NASA ha condotto una serie di ulteriori rilevazioni: utilizzando una tecnica chiamata fotometria dell’eclissi secondaria, è stato misurato il cambiamento di luminosità del sistema mentre il pianeta si spostava dietro la stella; sottraendo la luminosità della stella da sola (durante l’eclissi secondaria) dalla luminosità della stella e del pianeta combinati, sono stati in grado di calcolare con successo la quantità di luce infrarossa emessa dal pianeta.
Ciò ha consentito agli scienziati di misurare la temperatura superficiale del pianeta sul lato esposto alla luce della stella: 230 gradi. L’elevata temperatura è probabilmente una delle cause dell’assenza quasi totale di atmosfera sul pianeta, l’elevato livello di radiazioni ed energia ricevuta non consentono il mantenimento di un’atmosfera, la cui mancanza va ad inficiare la presenza di acqua allo stato liquido.
Non tutto è perduto però, TRAPPIST-1 b ha infatti altri fratelli che orbitano intorno alla stessa stella, una piccola e fredda nana rossa, con orbite che variano dai 6 ai 12 giorni circa (a differenza di quella del pianeta già menzionato che è di 1,5 giorni). Tre di questi pianeti, contrassegnati con le lettere e, f e g, potrebbero però essere dei candidati migliori per un’eventuale presenza di atmosfera e di acqua, grazie alla maggior distanza dalla loro stella che li colloca in una migliore zona abitabile.
Nonostante ciò, le misurazioni effettuate su TRAPPIST-1 b smorzano l’entusiasmo degli scienziati, che sarebbero stati più ottimisti qualora avessero riscontrato valori differenti con le prime misurazioni. Ad ogni modo, nonostante le speranze della comunità scientifica siano state disattese, tutto ciò rimarca ancora una volta le enormi potenzialità offerte all’umanità da uno strumento come il telescopio James Webb, che è stato in grado di misurare la variazione di luminosità mentre TRAPPIST-1 b si muoveva dietro la stella, permettendo di stimare la quantità di luce infrarossa emessa dal pianeta: ciò secondo gli scienziati rappresenta, considerando che la stella TRAPPIST-1 è più di 1.000 volte più luminosa del pianeta, “un’importante pietra miliare”.
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