L’autorità garante per la protezione dei dati personali irlandese DPC, che agisce per conto dell’Unione Europea, ha annunciato oggi la conclusione della propria indagine su Meta, azienda alla quale ha comminato una sanzione da 1,2 miliardi di euro e la sospensione di qualsiasi futuro trasferimento dei dati personali negli Stati Uniti. Si tratta di una multa da record, la più alta mai inflitta per questo tipo di reato, cioè la violazione delle leggi sulla privacy.
Secondo l’accusa, l’azienda di Mark Zuckerberg non avrebbe dunque protetto i dati personali degli utenti europei di Facebook, nello specifico per quel che riguarda il trasferimento degli stessi dall’Unione Europeo e dallo Spazio economico europeo agli Stati Uniti, vietato a Meta già dal 2020.
Perché Meta non ha rispettato la privacy degli utenti?
Per capire meglio il quadro è necessario partire dall’inchiesta avviata dal DPC quasi tre anni fa, nell’agosto del 2020, poi sospesa fino al 20 maggio seguente in attesa della risoluzione di alcuni procedimenti legali. Mirava in sostanza a fare luce sul presunto mancato rispetto del GDPR (il regolamento generale sulla protezione dei dati, in vigore in Europa) che Meta avrebbe violato in seguito al trasferimento dei dati citato esponendo gli utenti europei di Facebook a violazioni della privacy.
Prima del 2020 questi trasferimenti di dati erano infatti protetti da un patto noto come Privacy Shield fra UE e USA, patto poi dichiarato non più valido dall’Unione Europea in seguito alla scoperta del fatto che non proteggeva i dati abbastanza, soprattutto non potevano essere rimossi dai programmi di sorveglianza statunitensi.
A Meta è stato quindi ordinato di sospendere questi trasferimenti di dati, questione che non riguarda tuttavia né WhatsApp né Instagram, ma solo Facebook, avvertimento che ora trova consolidamento nella decisione citata dell’autorità garante della privacy irlandese, che agendo per conto dell’Unione Europa ha inflitto all’azienda una sanzione da 1,2 miliardi di euro.
Nel comunicato stampa pubblicato nelle scorse ore, si legge inoltre che Meta dovrà sospendere qualsiasi futuro trasferimento dei dati personali degli utenti di Facebook europei negli Stati Uniti, azienda che dovrà conformarsi alle norme del GDPR europeo cessando entro 6 mesi il trattamento illecito e la memorizzazione.
L’azienda di Mark Zuckerbeg trasferisce i dati negli Stati Uniti per ragioni commerciali, legate principalmente alle operazioni di targeting, quelle pratiche volte a individuare i settori del mercato più promettenti per la società e di conseguenza le offerte giuste da proporre ai clienti giusti, semplificando molto.
Considerando l’importanza di fattori simili nell’economia di Meta, nonostante i presagi di addii di Facebook e Instagram al mercato europeo, vecchi di oltre un anno ormai, già sappiamo che l’azienda sta attualmente negoziando un nuovo accordo per il trasferimento dei dati europei negli Stati Uniti.
In ogni caso, per quanto possa trattarsi di una multa da record, considerando Meta e le sue capacità finanziarie difficilmente costituirà un gran problema o favorirà l’adeguamento del colosso alle norme europee sul trattamento della privacy. “La multa poteva essere molto più salata” ha detto Max Schrems, avvocato impegnato in una nota battaglia legale contro Facebook dal 2013 “visto che la multa massima poteva essere superiore ai 4 miliardi e alla luce del fatto che Meta ha infranto consapevolmente la legge per fare profitto per dieci anni”.
Da parte sua, Meta ha risposto alla sentenza definendola “ingiustificata e non necessaria” promettendo ricorso e rassicurando gli utenti europei che non ci sarà alcuna interruzione immediata di Facebook in Europa. Secondo Schrems non ci sono concrete possibilità che questa decisione venga ribaltata, prevedendo che al più l’azienda potrà forse ritardare il pagamento della multa per un po’, in attesa di un nuovo accordo fra le autorità europee e statunitensi deputate alle questioni di privacy.
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