Nuova puntata per la clamorosa vicenda di FTX, l’exchange di criptovalute fondato, e affossato, da Sam Bankman-Fried. Dalla giornata di ieri, infatti, il sito web di quello che era il più grande scambio mondiale prima del crac ha pubblicato claims.ftx.com, in pratica la sezione che permette ai creditori di richiedere il rimborso dei fondi che avevano ancora in deposito sulla piattaforma al momento della chiusura.
Non appena messa online la sezione in questione il sito è comunque diventato inaccessibile, tanto da spingere più di un osservatore a ritenere che l’oscuramento sia stata provocato proprio dall’eccessivo numero di accessi in contemporanea. Mentre secondo altri a provocare il blocco potrebbe essere invece un attacco di tipo DoS (Denial of Service). Andiamo comunque a vedere più nel dettaglio cosa sta accadendo, le possibili implicazioni e, soprattutto, gli sviluppi futuri.
Indice:
FTX, attivata la sezione per la richiesta dei rimborsi
Tutti coloro che sono stati travolti dal crac di FTX, oltre un milione di utenti in ogni parte del globo, stando ai dati disponibili, possono ora richiedere il rimborso dei fondi posseduti sulla struttura nel momento in cui l’exchange ha chiuso i battenti.
A renderlo possibile è l’attivazione della relativa sezione, avvenuta nella giornata di ieri. Un evento che è durato però poco più di un’ora, dopo la quale il sito si è bloccato. In base alle dichiarazioni che hanno preceduto la messa in rete di tale sezione, grazie ad essa dovrebbe essere possibile il sospirato accesso ai saldi dei propri conti alla data dell’11 novembre 2022, quindi il giorno in cui FTX si è visto costretto a presentare l’istanza di fallimento.
Per poter tornare in possesso dei propri soldi (ma non si hanno ancora notizie sull’effettiva entità dei fondi disponibili) sarebbe stata predisposta una procedura guidata che, grazie all’utilizzo delle stesse credenziali del vecchio account FTX, permetterebbe la verifica dell’identità degli interessati (obbligatoria sulla base delle normative KYC, Know Your Customer, e AML, Anti Money Laundering, in pratica le normative sul riciclaggio di soldi sporchi e contro l’evasione fiscale), sincerarsi in relazione all’ammontare del rimborso a cui si dovrebbe aver diritto, controllare lo storico delle operazioni eseguite, e confermare l’importo richiesto. Nel caso in cui non si sia d’accordo sul rimborso proposto sarebbe comunque possibile inviare una richiesta di modifica.
Rimborsi FTX: si tratta solo di un primo passo
Occorre sottolineare come la procedura in questione sia stata predisposta con un solo e semplice intento, quello di andare a stabilire l’importo del rimborso a cui si avrebbe teoricamente diritto. Al momento, però, non è neanche dato sapere se il rimborso indicato potrà essere realmente riscosso dagli interessati o se, al contrario, sarà soltanto una base per la successiva discussione. Non è difficile capire che se queste sono le premesse, le polemiche non tarderanno a montare, riportando agli onori delle cronache quello che è considerato uno scandalo finanziario clamoroso, anche alla luce delle implicazioni di carattere politico.
Una vicenda talmente dirompente da aver ispirato anche una fiction, ordinata da Amazon ai fratelli Russo, strutturata in otto episodi, destinati a spiegare, o a cercare di farlo per quanto possibile, l’atmosfera in cui è stato possibile condurre un gioco estremamente sporco per anni, senza che nessuno si rendesse conto di quanto andava maturando.
Proprio il fatto che sia bastata un’ora e il sovraccarico delle richieste a mandare al tappeto il sito di FTX, dimostra come la vicenda sia destinata a deflagrare, sull’onda delle possibili recriminazioni di chi ha perso gran parte dei propri risparmi. La speranza è che non avvenga di nuovo quanto accaduto nel caso di Mt. Gox, l’exchange crollato nel 2014 al culmine di una serie di attacchi da parte di sedicenti hacker. Una vicenda che si va trascinando ancora oggi, con l’inizio dei rimborsi a partire dal prossimo 31 luglio. Nel caso di FTX, invece, il primo passo della procedura dovrà essere completato entro il 29 settembre. Almeno sulla carta.
Da sottolineare che anche il nostro Paese è stato colpito con grande forza dallo tsunami che ha fatto seguito al crac dello scambio di Sam Bankman-Fried. Sono infatti circa 100mila i clienti residenti lungo il territorio nazionale che avevano affidato i propri soldi a FTX sperando di poter portare avanti il proprio trading sugli asset virtuali in totale sicurezza. Una speranza andata purtroppo tradita a causa dei comportamenti truffaldini del fondatore e del suo entourage, sul quale le forze dell’ordine statunitensi stanno ancora indagando.
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