Apple ha annunciato ufficialmente di appoggiare il disegno di legge sul diritto alla riparazione, il cosiddetto Right to Repair promosso dalla senatrice californiana Susan Talamantes Eggman. Si tratta di una decisione inaspettata considerando le posizioni dell’azienda di Cupertino degli ultimi anni, sempre contraria alle regolazioni di questo tipo, mossa che potrebbe essere presa a modello anche da altre società tecnologiche.
L’obiettivo di questo disegno di legge, noto come SB 244, è garantire alle persone il diritto di riparare un’ampia gamma di dispositivi elettronici di consumo ed elettrodomestici, chiedendo ai produttori di fornire componenti e strumenti necessari per un periodo di tempo maggiore, fino a 7 anni dall’ultima data di produzione.
Si tratta in sostanza di una proposta simile a quella lanciata dalla Commissione europea lo scorso marzo, il cui fine ultimo è estendere il diritto alla riparazione dei dispositivi elettronici oltre il periodo di garanzia, da una parte per limitare il problema dell’obsolescenza programmata, dall’altra per ragioni legate alla sostenibilità: in primis lo spreco di materiali e l’inquinamento, ma anche per diminuire la dipendenza dai Paesi fornitori di materie prime.
Il diritto alla riparazione secondo l’Europa
Il diritto alla riparazione voluto dalla Commissione europea che rientra negli obiettivi del Green Deal, in sostanza chiede ai produttori di dispositivi elettronici di agevolare le riparazioni anche quando la garanzia legale è scaduta o quando il bene non è più funzionante. Nel caso in cui la proposta diventi legge i venditori saranno tenuti a garantire ai clienti le riparazioni entro 10 anni dall’acquisto, a patto che non siano più costose della sostituzione.
Fra gli strumenti a disposizione dei consumatori sono previste una piattaforma online per le riparazioni con cui mettere in contatto clienti, venditori e centri di riparazione, dei moduli contenenti informazioni relative alle riparazioni e una norma europea di qualità specifica per tali servizi, aperta a tutti i riparatori che intendano impegnarsi al proposito.
Pubblicata lo scorso 22 marzo, questa proposta della Commissione, di cui trovate maggiori informazioni in questo articolo, sta affrontando ancora oggi l’iter procedurale che prevede la discussione dal Parlamento, dal Consiglio e dagli stati membri.
Cosa prevede il Right to Repair californiano appoggiato da Apple
Anche il disegno di legge SB 244 della California appoggiato da Apple si muove su un terreno simile. Il diritto alle riparazioni riguarda sia i dispositivi di elettronica di consumo come smartphone, computer e simili, sia gli elettrodomestici (lavatrici, microonde, eccetera); sono escluse invece le console da gaming e i sistemi di allarme, per motivi che, secondo il giornale TechCrunch, sarebbero legati a questioni di pirateria e di sicurezza.
“Apple sostiene il Right to Repair Act della California affinché tutti abbiano un accesso ancora maggiore alle riparazioni, proteggendo allo stesso tempo la loro sicurezza, protezione e privacy. Creiamo i nostri prodotti affinché durino e, nel caso in cui necessitassero aggiustature, i clienti Apple hanno a disposizione una gamma sempre più ampia di opzioni sicure e di alta qualità”.
Il riferimento di tale dichiarazione, che l’azienda di Cupertino ha fornito a TechCrunch, va ad esempio al programma Self Service Repair, una novità per il mercato italiano che Apple ha lanciato negli scorsi mesi per rendere possibili le riparazioni fai da te di iPhone e MacBook, anche recenti, mettendo a disposizione dei clienti gli stessi ricambi e strumenti originali presenti nelle officine di riparazione degli Apple Store e dei Centri Assistenza Autorizzati di Apple.
Il limite più grande di un programma simile sta tuttavia nell’impossibilità di riparare i dispositivi più datati. Gli iPhone o i MacBook più vecchi riparabili in Italia con le parti ufficiali e gli strumenti reperibile tramite il Self Service Repair di Apple sono quelli usciti nel 2020, tre anni fa.
Questo è il nocciolo della questione, questo è proprio ciò che si vuole superare con la proposta europea citata e col disegno di legge californiano, il quale per i prodotti che costano più di 99,99 dollari chiede disponibilità dei materiali per le riparazioni per 7 anni dall’ultima data di produzione (e non dall’uscita), di tre anni per i prodotti che costano fra i 50 e i 99,99 dollari. In questo modo si va ben oltre la garanzia, obbligando così i produttori a sostenere i prodotti più datati per un periodo decisamente maggiore. In caso di inadempienze, sono previste anche delle sanzioni per le aziende pari a 1.000 dollari al giorno per la prima violazione, di 2.000 dollari al giorno per la seconda e di 5.000 per la terza e le successive violazioni.
“Il sostegno di Apple al Right to Repair Act della California dimostra la forza di un movimento in costruzione da anni e la volontà delle industrie di collaborare con noi per elaborare buone politiche a beneficio della popolazione” ha affermato la senatrice Susan Talamantes Eggman, promotrice del disegno di legge, approvato al Senato a pieni voti lo scorso maggio dopo anni e ora in attesa degli ultimi passaggi dell’iter procedurale prima dell’approvazione definitiva.
Pur trattandosi di uno degli Stati USA, benché fondamentale per l’industria tecnologica (e non solo), alla luce della proposta della Commissione europea riportata, e considerando soprattutto l’inaspettato sostegno di Apple, è evidente che il diritto alla riparazione abbia acquisito vigore. È pertanto lecito immaginare che i produttori avranno probabilmente sempre più difficoltà a contrastare questo slancio, che non escludiamo porti a novità importanti per la sostenibilità e per un mercato chiamato a cambiare.
Intanto, maggiori informazioni sul Right to Repair Act della California SB 244 sono reperibili qui.
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