È stata una guerra lampo quella tra Nintendo e Tropic Haze, ovvero il team di sviluppatori responsabile di Yuzu, il popolare emulatore di Switch. E l’ha vinta il colosso giapponese, a meno di una settimana dall’apertura delle ostilità.

Tropic Haze ha alzato subito bandiera bianca di fronte all’accusa di favorire la pirateria mossa dalla grande N, preferendo patteggiare e versare 2,4 milioni di dollari alla casa di Mario invece che proseguire lo scontro in tribunale.

Oltre al risarcimento economico, che considerando le cifre e i soggetti coinvolti ricopre un ruolo marginale, Nintendo ha ottenuto soprattutto la rinuncia di Tropic Haze a lavorare su Yuzu: il team non potrà distribuirne il codice o le funzioni, né promuovere l’emulatore in alcun modo – e questo vale anche per qualsiasi altro prodotto che finisca per aggirare la protezione delle proprietà intellettuali di Nintendo. Insomma, lo sviluppo e la diffusione dell’emulatore è al capolinea (almeno sui canali ufficiali).

Come effetto di questo accordo tra le parti, inoltre, il dominio yuzu-emu.org è stato ceduto a Nintendo, e lo stesso vale per tutti gli strumenti impiegati al fine di eludere le protezioni di Switch e sviluppare Yuzu come TegraRcmGUI, Hekate, Atmosphère, Lockpick_RCM, NDDumpTool, nxDumpFuse e TegraExplorer.

In aggiunta, Tropic Haze ha anche accettato di consegnare a Nintendo tutti i dispositivi di elusione e l’hardware modificato di cui è in possesso. A margine della vicenda, va notificato che la stessa sorte di Yuzu è toccata anche a Citra, l’emulatore di Nintendo 3DS sviluppato sempre da Tropic Haze.

A difesa di Switch, ma anche di Switch 2

Quella di Tropic Haze è una resa incondizionata che crea un precedente importante, considerando pure che Yuzu veniva distribuito senza un elemento fondamentale per la sua fruizione, ovvero il dump di un BIOS di Switch. Proprio quella che poteva essere un’ancora di salvezza per gli sviluppatori dell’emulatore, però, è stata l’arma impugnata da Nintendo, che ha sottolineato come Tropic Haze abbia divulgato informazioni per scaricare o estrarre un BIOS di Switch sulla rete, e addirittura abbia fornito link per reperire materiale protetto da copyright.

Alla vigilia del lancio di Switch 2, la mossa della grande N assume un significato ulteriore. La nuova console secondo le voci degli ultimi mesi dovrebbe infatti arrivare presto, anche se un po’ più in là di quanto previsto precedentemente. E non è un caso, viene da pensare, che a Kyoto abbiano deciso di muoversi ora, nonostante Yuzu sia in circolo dal gennaio del 2018, ovvero neppure un anno dopo il lancio di Switch, datato precisamente 3 marzo 2017.

Con ogni probabilità, Nintendo (storicamente molto attenta alla difesa delle proprie IP) vuole mandare un messaggio forte e chiaro non solo a protezione del proprio presente, ma anche del proprio immediato futuro, pensando quindi alla prossima generazione di hardware.

Considerando che nel suo primo periodo di vita Switch 2, con una libreria di esclusive ancora tutta da costruire, avrà tra i suoi maggiori punti di attrattiva la possibilità di giocare in retrocompatibilità ai titoli Switch, e di farlo probabilmente beneficiando di qualche vantaggio prestazionale, ecco che l’esistenza di un emulatore come Yuzu si fa ancora più problematica.

Un’immagine di Tears of The Kingdom emulato tramite Yuzu

Negli anni, infatti, Yuzu è stato affinato sempre di più, limitando i glitch e consentendo di giocare in maniera godibile (e con prestazioni perfino superiori all’esperienza originale) ai maggiori titoli della libreria Switch, come Super Mario Odissey, The Legend of Zelda: Breath of The Wild e il recente sequel The Legend of Zelda: Tears of The Kingdom (disponibile in sconto su Amazon).

Nintendo, nella sua accusa, citava tra le altre cose proprio il fatto che l’ultima avventura di Link fosse stata distribuita una settimana e mezza prima dell’uscita ufficiale, e che sia poi stata scaricata più di un milione di volte da siti pirata che pubblicizzavano la compatibilità del file proprio con l’emulazione tramite Yuzu.

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