Nella giornata di ieri vi abbiamo riportato la notizia dell’annuncio, da parte del commissario dell’AGCOM Massimiliano Capitanio, dell’imminente arrivo di multe (da 150 a 5.000 euro) che hanno lo scopo di combattere il fenomeno della pirateria, rivolte a tutti quegli utenti che usufruiscono di materiale audiovisivo pirata a prescindere dal mezzo utilizzato, che può essere attraverso IPTV illegali, tramite app scaricate da Google Play Store, Apple Store e Amazon Store, nonché attraverso siti web illegali facilmente accessibili.
Se in un primo momento la notizia è probabilmente stata recepita da molti come la classica sparata all’italiana, principalmente a causa delle stringenti norme burocratiche del nostro Paese, nelle ultime ore è stato lo stesso commissario ad annunciare un’ulteriore novità in merito, volta a semplificare le indagini degli organi competenti per combattere la pirateria.
Nuovo accordo tra Guardia di Finanza e la Procura di Roma: non serviranno autorizzazioni per condurre le indagini contro la pirateria
La maggior parte delle obiezioni che si possono leggere in rete in merito alla dichiarazione di ieri del commissario AGCOM sulle multe in arrivo per contrastare il fenomeno della pirateria, sono molto simili: la maggior parte infatti sottolinea come ad oggi, per dare una multa ad un utente, siano necessarie non solo indagini e tempo ma anche tutta una serie di autorizzazioni. Finora la Guardia di Finanza avrebbe dovuto, solo per avviare le indagini, richiedere un’apposita autorizzazione alla magistratura per ogni utente.
Chi di dovere sembra aver però trovato la soluzione per questa problematica, visto che nella giornata di ieri è stato firmato un nuovo accordo tra la Guardia di Finanza e la Procura di Roma, grazie al quale i finanzieri sono ora liberi di incrociare tutti i dati in loro possesso sulle persone sospettate di usare strumenti illegali, senza necessità di richiedere alcun tipo di autorizzazione. La Guardia di Finanza può ora completare le indagini e inviare la multa senza dover richiedere, per ogni persona, l’autorizzazione ad indagare.
Si tratta dunque di un ulteriore strumento messo in campo dal Governo nel tentativo di contrastare la pirateria online, anche se ovviamente rimane da vedere come evolverà la situazione: bisogna infatti ricordare che, per quanto non indispensabile, è comunque teoricamente necessaria la collaborazione delle applicazioni e dei siti web pirata per entrare in possesso dei dati necessari a risalire ad un utente specifico; a meno che si provveda al sequestro e allo smantellamento delle centrali di trasmissione, entrando contestualmente in possesso dei server e dei dati in esso contenuti.
Quindi la nuova strategia punta a perseguire principalmente coloro i quali foraggiano le attività criminali, fruendo di servizi che forniscono illegalmente materiale coperto dal diritto d’autore dietro il pagamento di un abbonamento, la transazione economica infatti rappresenta una sorta di prova della consapevolezza dell’utente, oltre ad essere tracciabile.
Si prospettano tempi bui per la pirateria, anche se per quel che concerne gli utenti che fruiscono di materiale illegale in forma gratuita, è difficile che questi possano ricevere multe nel breve periodo senza che vi sia la piena collaborazione delle piattaforme, degli operatori e dei sistemi VPN. Al momento infatti, prima che un operatore di rete fornisca l’elenco delle persone che si sono connesse ad uno degli IP bloccati dalla nuova piattaforma, sono necessarie indagini e diverse autorizzazioni.
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