Apple avrebbe violato le leggi sulla concorrenza gestendo un monopolio illegale sul mercato degli smartphone con restrizioni per i clienti e prezzi più alti per gli sviluppatori e le aziende terze, limitandone di conseguenza la competitività. È questa, in breve, l’accusa che il Dipartimento di Giustizia statunitense ha rivolto all’azienda di Cupertino, nella giornata di oggi, 21 marzo 2024, fatto che apre un’ampia e complicata causa antitrust condivisa con 16 procuratori generali statali e distrettuali.
“Apple esercita il suo potere monopolistico per indurre consumatori, sviluppatori, creatori di contenuti, artisti, editori, piccole imprese e commercianti, a pagare più di quanto dovrebbero”, ha scritto il DOJ degli Stati Uniti d’America.
Come Apple monopolizza il mercato degli smartphone, secondo l’accusa
Gli avvocati di Apple sono particolarmente impegnati in questi ultimi mesi, considerando le molte attenzioni cui l’azienda è stata sottoposta, principalmente dalle istituzioni europee, per via del Digital Markets Act (DMA) entrato in vigore a inizio mese, e per tutto quello che ne consegue. E se alcune ore fa era proprio l’Unione Europea, per voce del commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager a promettere dei controlli sulle nuove tariffe per gli sviluppatori, sono oggi gli stessi Stati Uniti a fare causa ad Apple, accusata di aver monopolizzato il mercato degli smartphone, secondo il Dipartimento di Giustizia statunitense (United States Department of Justice, abbreviato DOJ).
L’organo responsabile delle politiche giudiziarie negli Stati Uniti, insieme a 16 procuratori generali statali (sono i consulenti legali del governo, cioè i responsabili dell’applicazione della legge nei 50 stati) e distrettuali (lo stesso, ma a livello locale), hanno accusato Apple di aver messo in atto una serie di misure reputate illegali. Si va dai blocchi delle cosiddette “super app” (cioè comprensive di applicazioni diverse) che avrebbero potuto minare iOS e rendere più semplice il passaggio da iPhone agli smartphone della concorrenza, alle politiche anti-app di streaming cloud (come quelle di videogiochi); dai problemi della messaggistica con Android legati a iMessage, alle incompatibilità e limitazioni delle funzionalità degli smartwatch di aziende terze, fino alla questione pagamenti, nello specifico al fatto che agli sviluppatori di terze parti Apple non permette di creare portafogli digitali concorrenti con funzioni tap-to-pay.
C’entrano quindi gli impedimenti alle istituzioni finanziarie terze di accedere all’hardware NFC degli iPhone (consentito in Europa con l’entrata in vigore del citato DMA), le limitazioni dei servizi di messaggistica tramite SMS fra utenti iOS e Android, con la tardiva adozione dello standard RCS (Rich Communication Services). E c’entra anche il fatto che gli Apple Watch funzionano solo con gli iPhone e, viceversa, che gli smartwatch di terze parti offrono meno funzioni quando vengono usati con gli iPhone rispetto all’utilizzo con smartphone Android, ad esempio non è possibile interagire con le notifiche, rispondere ai messaggi. Proprio in occasione di questa causa legale, Apple ha anche confermato di aver preso in considerazione l’idea di realizzare un Apple Watch compatibile con Android, un progetto che sarebbe durato circa tre anni, poi abbandonato.
I commenti
Secondo l’accusa, Apple avrebbe quindi violato le leggi sulla concorrenza del mercato degli smartphone impedendo ad altre società di offrire app, prodotti e servizi concorrenziali, politiche che il Dipartimento di Giustizia statunitense sostiene abbiano permesso ad Apple di imporre prezzi più alti sui propri prodotti e servizi.
“Per anni, Apple ha risposto alle minacce della concorrenza imponendo una serie di regole e restrizioni contrattuali che hanno permesso ad Apple di ottenere prezzi più alti dai consumatori, imporre commissioni più elevate a sviluppatori e creatori e limitare le alternative competitive da tecnologie rivali” ha commentato Jonathan Kanter, il capo della divisione antitrust del DOJ.
Da parte sua, Apple ha risposto alle accuse con queste parole del portavoce Fred Sainz: “Questa causa minaccia chi siamo e i principi che distinguono i prodotti Apple in mercati fortemente competitivi. In caso di successo, ostacolerebbe la nostra capacità di creare il tipo di tecnologia che le persone si aspettano da Apple, dove hardware, software e servizi si intersecano. Costituirebbe inoltre un pericoloso precedente, dando al governo il potere di esercitare un ruolo decisivo nella progettazione della tecnologia per le persone. Riteniamo che questa causa sia sbagliata sia in fatto, che in diritto e ci difenderemo con forza”.
Forti dell’esempio dell’Unione Europea, anche gli Stati Uniti d’America sembrano dunque intenzionati a intervenire con maggior vigore sulle scelte politiche delle grandi aziende tecnologiche. Dopo due cause contro Google, il Dipartimento di Giustizia statunitense ha così depositato presso il tribunale distrettuale del New Jersey questa nuova causa relativa al presunto monopolio di Apple sul mercato degli smartphone, i cui sviluppi saranno probabilmente molto lunghi e complessi.
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