L’agenzia Federal Comunications Commission (FCC) ha votato 3-2 per riclassificare i fornitori di servizi internet nel Titolo II del Communications Act. In questo modo, la FCC ha chiarito la sua volontà di ripristinare le regole sulla neutralità della rete, annullando così un’abrogazione introdotta nel corso dell’amministrazione Trump.

Che cos’è la neutralità della rete e perché la FCC vuole ripristinarla

Con l’idea di “neutralità della rete” ci si riferisce al fatto che i fornitori di servizi Internet (ISP) non debbano essere in grado di effettuare discriminazioni in merito alle diverse tipologie di contenuti. Infatti, si vuole contrastare le diverse forme di discriminazioni che avvengono attraverso l’eventuale blocco o rallentamento della velocità di connessione, oppure tramite l’offerta di priorità a pagamento per il traffico Internet. Il gruppo di interesse pubblico Public Knowledge ha descritto la neutralità della Rete come “il principio secondo cui l’azienda che ti connette a Internet non può controllare ciò che fai su Internet”.

La FCC ha cercato di raggiungere questo obiettivo classificando gli ISP come common carriers (vettori comuni) ai sensi del Titolo II del Communications Act, conferendo così all’agenzia stessa una più ampia autorità normativa su essi. Jessica Rosenworcel, Presidente democratica della FCC, ha ribadito che l’accesso alla Rete, oltre che essere “bello”, è diventato sempre più necessario. Ha inoltre aggiunto che “la banda larga è ora un servizio essenziale. I servizi essenziali, quelli su cui contiamo in ogni aspetto della vita moderna, devono avere una supervisione di base”.

Nonostante gli ISP abbiano dichiarato di non violare il principio della neutralità della Rete, si sono opposti fortemente alla riclassificazione. La motivazione principale dell’opposizione consiste nel fatto che, in questo modo, la FCC avrebbe la capacità di regolare autonomamente i propri prezzi. In questo caso specifico, però, l’agenzia ha deciso di rinunciare alla regolamentazione delle tariffe in merito agli ISP, sebbene una futura iterazione della FCC potrebbe annullare questa decisione attraverso un’ulteriore procedura di regolamentazione.

Secondo John Bergmayer, direttore legale di Public Knowledge, il ripristino delle norme sulla neutralità della Rete non cambierebbe in modo significativo l’esperienza degli utenti online. Bergmayer ha infatti sottolineato come “alcuni dei peggiori eccessi da parte degli Internet provider sono stati tenuti sotto controllo dalla supervisione degli Stati”. Si tratta, ad esempio, del caso della California, che ha vietato all’interno dello Stato la pratica “zero rating”, che consiste nel fatto in cui un provider di telefonia mobile potrebbe eventualmente stringere un accordo commerciale in modo da indirizzare gli utenti verso un particolare servizio di streaming, azzerando così le spese relative per i dati. Bergmayer ha inoltre osservato come tra gli altri Stati che godono di forti regole di neutralità della Rete vi siano Colorado, Maine, Vermont, Oregon e Washington.

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Qual è l’iter legislativo delle regole sulla neutralità della rete

La FCC ha introdotto le regole sulla neutralità della Rete nel 2015. Sono state poi annullate nel 2017 nel corso dell’amministrazione Trump, quando Ajit Pai, nominato dal Presidente repubblicano, è stato a capo della commissione e ha contribuito alla loro abrogazione. Nel frattempo, i diversi Stati federali sono intervenuti con delle proprie leggi sulla neutralità della rete, che avrebbero contribuito a tenere sotto controllo l’operato degli ISP. Il settore industriale, però, sostiene che le leggi federali non sarebbero necessarie e temono che possano rappresentare un grande ostacolo per gli investimenti nell’ambito del settore dell’innovazione.

In risposta alle preoccupazioni sollevate, Rosenworcel ha affermato che le nuove regole permetteranno all’FCC di esercitare un maggiore controllo sulle interruzioni di Internet e colmeranno una grande lacuna in merito alla sua autorità di rivolgersi alle società di telecomunicazioni. In questo modo, infatti, impedendo loro di offrire servizi Internet e altri servizi di comunicazione, verrebbero meno eventuali rischi in grado di minare la sicurezza nazionale.

Quali figure si oppongono

Brendan Carr, commissario repubblicano della FCC, si è opposto fermamente all’adozione della neutralità della rete da parte dell’agenzia. Ha infatti affermato che la manovra costituirebbe un chiaro esempio di come la deferenza giudiziaria nei confronti dell’autorità delle agenzie federali nei casi in cui la legge presenta delle ambiguità abbia incentivato il ramo esecutivo a impegnarsi in vere e proprie “campagne di pressione” affinché le agenzie stesse facciano i loro interessi. In aggiunta, ha sostenuto che la tolleranza della FCC in merito alla regolamentazione dei tassi non sarebbe legittima, paragonandola all’autorità utilizzata dal Dipartimento dell’istruzione per eliminare il debito degli studenti (che è stata respinta).

Il commissario democratico Geoffrey Starks, favorevole alle norme, ha invece affermato che l’autorità della FCC di applicare il Titolo II ai fornitori di banda larga è “chiara come il Sole”. Ha inoltre aggiunto di essere contrario alla regolamentazione delle tariffe degli ISP e di non condividere l’idea per cui qualsiasi programma di Internet a prezzi accessibili possa essere interpretato come una forma di regolamentazione delle tariffe. Starks, insieme ai democratici Rosenworcel e Anna Gomez hanno votato per approvare le regole, mentre i repubblicani Carr e Nathan Simington si sono mostrati contrari.

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