Nella giornata di oggi, 5 giugno, TIM ha comunicato ufficialmente che non applicherà le cosiddette “clausole ISTAT“. Quindi niente aumenti delle tariffe delle offerte telefoniche legati agli adeguamenti per l’inflazione facendo un passo indietro rispetto a quanto annunciato negli scorsi mesi.
Vale sia per le offerte di rete fissa che di rete mobile, un dietrofront significativo nei confronti di una modifica contrattuale abbondantemente criticata sia dai clienti che dalle associazioni di consumatori, lo scorso dicembre anche dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), che ne aveva impedito l’applicazione.
TIM si adegua: non aumenterà i prezzi delle offerte in base all’inflazione
“Con riferimento alle clausole di adeguamento annuale dei prezzi previste nei contratti di telefonia fissa e mobile diffuse a partire dal 27.11.2022 fino al 3 gennaio 2024, riportate nel seguito, TIM in conformità alla normativa vigente (Delibera AGCom n. 307/23/CONS), non darà seguito all’applicazione di tali clausole. Ugualmente TIM in conformità alla normativa sopra richiamata, non darà seguito all’applicazione delle modificazioni unilaterali dei contratti di telefonia fissa e mobile pendenti, rese note con i comunicati pubblicati sul sito TIM del 16.01.2023; 8.02.2023; 21.02.2023; 21.03.2023; 20.07.2023, dirette all’inserimento di analoghe clausole di adeguamento annuale dei prezzi”.
Quindi tutte le modifiche contrattuali citate relative agli adeguamenti dei prezzi in base all’andamento dell’inflazione (cosiddetta “clausola ISTAT”) non varranno. Un passo indietro atteso quanto significativo nei confronti di tutti quei clienti interessati che si sarebbero trovati ad affrontare dei rincari reputati da più parti ingiustificati. Infatti, già il 20 gennaio 2023 l’associazione Federconsumatori chiedeva assieme a ADICONSUM, ADOC, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e U.Di.Con Unione per la Difesa dei Consumatori un intervento da parte delle istituzioni “per garantire, nell’immediato, l’eliminazione delle condizioni contrattuali ingiustamente introdotte“, intervento poi arrivato tramite l’AGCOM, come anticipato.
Ma cos’è la “clausola ISTAT“? È una modifica contrattuale, che sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1° aprile 2024, che, per TIM, prevedeva delle variazioni del canone mensile delle offerte telefoniche, incrementato con cadenza annuale a seconda della variazione dell’indice di inflazione (IPCA) rilevato dall’ISTAT, maggiorato di un coefficiente pari al 3,5%, incremento che non avrebbe dovuto superare del 10% il canone mensile dell’offerta interessata. Viceversa, nessuna traccia di riduzioni in corrispondenza all’andamento di tale indice ISTAT.
Si trattava quindi di un adeguamento al rialzo e automatico, che si sarebbe concretizzato di anno in anno senza che il cliente interessato avesse avuto diritto di fare recesso senza pagare o incorrere in penali, opzione possibile solo entro i canonici 60 giorni dalla data di comunicazione della modifica contrattuale, inviata nelle date riportate sopra da TIM.
Benché previsto, considerando quanto deliberato dall’AGCOM lo scorso dicembre, i clienti interessati ora possono dunque tirare un sospiro di sollievo. Per saperne di più qui c’è la relativa nota con cui TIM ha annunciato queste novità.
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