Google, alla fine, continuerà a usare i cookie di terze parti sul suo browser Chrome. È una decisione annunciata ieri che non sorprende poi molto considerando i tanti ritardi e ripensamenti da parte dell’azienda di Mountain View su una loro dismissione e sostituzione.
Saremo noi utenti a scegliere se disattivare i cookie di terze parti o tenerli attivi, un’opzione che potremo cambiare in qualsiasi momento, ha fatto sapere Google. Potremo farlo non appena verrà implementata la relativa opzione su Google Chrome, ancora in fase di discussione con aziende ed enti terzi.
Perché Google continuerà a usare i cookie di terze parti?
Quasi un anno fa abbiamo parlato del nuovo sistema di Google per la pubblicità mirata senza cookie, un sistema legato sull’iniziativa Privacy Sandbox e basato sulle API Topics che avrebbe dovuto garantire pubblicità personalizzata ma senza il monitoraggio delle attività dell’utente da parte di aziende e inserzionisti. Era settembre quando Big G ne annunciava la disponibilità generale, prevedendo un ultimo passo che, nel giro di un anno al massimo, avrebbe dovuto concludersi con un addio ai cookie di terze parti, cioè le tracce di navigazione di noi utenti, o meglio, quei piccoli file contenenti informazioni scambiati fra siti e browser che consentono alle aziende esterne al sito web che una persona visita di profilarlo, principalmente per offrirgli pubblicità personalizzata, cioè mirata sui suoi interessi.
Ma così non sarà. Nel comunicato stampa pubblicato ieri, Google ha detto di aver scelto un approccio diverso: “Invece di eliminare i cookie di terze parti, prevediamo di introdurre una nuova esperienza in Chrome che consenta agli utenti di fare una scelta informata che si applica a tutta la loro navigazione sul web, una scelta che sarà possibile modificare in qualsiasi momento”.
Nel corso di questi anni di ricerche e di prove, Google ha spiegato di aver ricevuto molti feedback positivi sia da parte di regolatori (come l’Autorità per la concorrenza e i mercati del Regno Unito e l’Information Commissioner’s Office del Regno Unito) che da altre parti interessate. Anche i primi test dalle società di tecnologia pubblicitaria hanno confermato il potenziale delle API di Privacy Sandbox citate, che sarebbero in grado di migliorare la privacy online e, nel contempo, di preservare la pubblicità su internet.
Ma al momento non è ancora abbastanza: “allo stesso tempo, riconosciamo che questa transizione richieda un lavoro significativo da parte di molti partecipanti e avrà un impatto su publisher, inserzionisti e tutti coloro che sono coinvolti nella pubblicità digitale”. In altre parole, significa che puntare sui sistemi di Privacy Sandbox, per ora, limita la resa economica degli annunci pubblicitari, con conseguenze sia per chi gestisce gli annunci (Google, Meta e altri) che per i siti web che li ospitano.
Arriva di conseguenza questa decisione di continuare a usare i cookie di terze parti sul browser Chrome, lasciando agli utenti l’opzione per disattivarli, che verrà implementata prossimamente, dopo il via libera da parte delle autorità di regolamentazione e delle parti interessate. Non sono state ancora comunicate delle date per l’introduzione di questa opzione.
Le API di Privacy Sandbox continueranno tuttavia a essere disponibili e verranno migliorate ulteriormente, ha sottolineato Google, aggiungendo inoltre che introdurrà la protezione IP nella modalità di navigazione in incognito di Chrome, una soluzione che rende anonimi gli indirizzi IP degli utenti e li protegge dalla condivisione con terze parti, per impedire metodi di monitoraggio tra siti (cross-site), oltre a bloccare i cookie di terze parti (qui per maggiori informazioni).
Leggi anche: Come resettare un sito Web su Google Chrome (mobile/desktop) e la sezione con tutte le guide sui computer
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