È andato a buon fine l’intervento per impiantare il chip Neuralink nel cervello del secondo paziente, una persona di cui sappiamo soltanto avere subito danni al midollo spinale, affetta da una forma di paralisi simile a quella di Noland Arbaugh, il paziente zero dell’azienda di neurotecnologie fondata da Elon Musk che si sottopose al primo intervento di questo tipo lo scorso gennaio.

Sembra essere andato tutto molto bene” ha commentato Musk, intervistato negli scorsi giorni dal conduttore radiofonico statunitense Lex Fridman. Per ora non si sa quasi nulla dell’intervento in sé, non si conosce il nome del paziente, né sono state condivise altre informazioni a parte il fatto che già sarebbero funzionanti 400 degli oltre mille elettrodi del chip Neuralink.

L’obiettivo di queste tecnologie è garantire maggiore autonomia ai pazienti con paralisi, permettendogli ad esempio di controllare e comandare smartphone, computer e altri dispositivi esterni con il solo pensiero, chip in grado di captare l’attività elettrica dei neuroni e di convertirla in comandi con cui comunicare. L’azienda prevede di impiantare questi chip in altri otto pazienti entro quest’anno, test per il momento riservati alle sole persone statunitensi, canadesi e britanniche che ne fanno richiesta.

Neuralink non è l’unica azienda di neurotecnologie impegnata nella sperimentazione di questo tipo di tecnologie, che di solito si basano tuttavia su unità esterne che, per funzionare, devono essere collegate via cavo agli impianti cerebrali veri e propri. I chip di Neuralink si distinguono invece per l’elevato livello di miniaturizzazione, chip impiantati nel cervello tramite piccolissimi connettori (hanno dimensioni simili a quelle dei capelli) che si collegano fisicamente con il tessuto cerebrale (è necessario infatti aprire la scatola cranica) ma in modalità senza fili ai dispositivi esterni.

Al momento non sono emerse altre informazioni su questo secondo impianto umano, ma per ulteriori dettagli su Neuralink e su altre questioni relative a neuroscienze e dintorni, vi lasciamo al video dell’intervista citata, particolarmente lunga benché scalettata nella descrizione.

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