La sicurezza stradale è da sempre una delle principali preoccupazioni per governi, case automobilistiche e, naturalmente, per tutti noi cittadini. Negli Stati Uniti il Dipartimento dei Trasporti ha recentemente presentato un piano nazionale che potrebbe rivoluzionare il modo in cui le auto interagiscono tra loro e con l’ambiente circostante, con l’obiettivo ambizioso di azzerare il numero di vittime causate da incidenti stradali.

Auto che ‘vedono’ pedoni e incidenti: il piano USA per una guida più sicura

Il fulcro di questo piano è l’implementazione su larga scala della tecnologia vehicle-to-everything (V2X), che permetterà alle automobili di comunicare non solo tra loro, ma anche con pedoni, ciclisti, altri utenti della strada e infrastrutture stradali. Immaginate la vostra auto che vi avvisa di un pedone in procinto di attraversare la strada, anche se nascosto da un’auto parcheggiata, o che vi informa di un incidente più avanti, suggerendovi una strada alternativa. Questo è solo un assaggio di ciò che la tecnologia V2X potrebbe offrire.

Ma perché questa tecnologia è così importante? Basti pensare che solo lo scorso anno, secondo le stime della National Highway Traffic Safety Administration, ben 40.990 persone hanno perso la vita in incidenti stradali negli Stati Uniti. Una cifra spaventosa, che il Dipartimento dei Trasporti punta a ridurre drasticamente grazie all’adozione diffusa della tecnologia V2X.

La strada da percorrere non è priva di ostacoli. Sarà necessario un ampio dispiegamento di tecnologie, integrate nei veicoli e lungo le strade, garantendo al contempo la privacy dei cittadini. E poi ci sono le questioni legate alla cybersicurezza e ai costi di implementazione. Ma i benefici potenziali sono troppo grandi per essere ignorati: secondo i sostenitori del V2X, questa tecnologia potrebbe prevenire centinaia di migliaia di incidenti e mitigare l’impatto di quelli che dovessero comunque verificarsi.

Il piano nazionale presentato dal Dipartimento dei Trasporti si estende fino al 2036, con obiettivi ambiziosi come l’implementazione completa del V2X su tutto il sistema autostradale nazionale e l’85% degli incroci semaforizzati nelle principali aree metropolitane dotati di questa tecnologia. Ma già entro il 2028 si punta a installare il V2X sul 20% del sistema autostradale nazionale e sul 25% degli incroci semaforizzati nelle maggiori città.

Naturalmente per realizzare tutto ciò sarà necessario il coinvolgimento di una vasta gamma di attori, dalla Federal Communications Commission ai fornitori di componenti per le case automobilistiche, passando per gli operatori del settore dei trasporti e gli sviluppatori di app. E, come detto, non mancano le preoccupazioni, soprattutto riguardo alla cybersicurezza e ai costi di implementazione, anche se la Federal Highway Administration ha recentemente stanziato quasi 60 milioni di dollari in sovvenzioni legate al V2X.

D’altronde la tecnologia V2X non è una novità assoluta: diverse case automobilistiche, come Audi, Toyota e Volkswagen, lavorano da tempo su soluzioni per far comunicare le loro auto tra loro e con le infrastrutture cittadine, anche in vista dello sviluppo della guida autonoma. Di recente anche Ducati e Lamborghini hanno implementato questa tecnologia per migliorare la sicurezza stradale. Si pensi che durante l’amministrazione Obama ci furono persino tentativi per rendere obbligatoria la comunicazione veicolo-veicolo (V2V) sulle nuove auto, piano poi accantonato durante l’amministrazione Trump.

Ora, con questo piano nazionale, sembra che gli Stati Uniti siano pronti a fare un deciso passo avanti verso l’adozione diffusa del V2X. Come ha sottolineato John Bozzella, presidente e CEO dell’Alliance for Automotive Innovation, si tratta di un vero e proprio “pulsante di reset” dopo anni di incertezza normativa.

Se tutto andrà secondo i piani, in un futuro non troppo lontano le auto saranno in grado di “parlare” tra loro, rendendo le strade molto più sicure per tutti. E chissà, magari un giorno potremo davvero dire addio agli incidenti stradali.

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