OpenAI ora può contare su un’altra importante azienda per arricchire i suoi sistemi di intelligenza artificiale: la casa editrice statunitense Condé Nast che consentirà a ChatGPT e a SearchGPT di usare i contenuti delle proprie testate.

L’annuncio è arrivato a poche ore di distanza da un’altra novità per GPT-4o, l’avanzato modello multimodale di grandi dimensioni di OpenAI, che ora offre maggiori possibilità di personalizzazione per adattarsi meglio a esigenze e compiti più specifici.

OpenAI rende più personalizzabile GPT-4o

A oltre tre mesi di distanza dall’annuncio di GPT-4o, il modello di OpenAI più avanzato disponibile sul mercato, viene introdotta un’importante novità, “una delle funzioni più richieste dagli sviluppatori” dice OpenAI. Si tratta in sostanza della possibilità di modificare GPT-4o con dei dataset personalizzati per ottenere prestazioni migliori in determinati ambiti.

L’approccio è quello del fine-tuning, una soluzione che, nel machine learning e nel campo delle intelligenze artificiali, indica il processo con cui si trasferiscono abilità e conoscenze in un modello pre-addestrato per attività e casi d’uso più specifici. In questo modo gli sviluppatori delle aziende possono personalizzarne la struttura, il tono e altri aspetti delle interazioni con le proprie applicazioni basate su GPT-4o.

Si tratta di una novità disponibile da ieri anche per GPT4o mini riservata agli sviluppatori su tutti i piani a pagamento previsti da OpenAI, un’implementazione arrivata dopo alcuni mesi di sperimentazioni effettuate con vari partner come Distyl e Cosine con Genie (qui per maggiori dettagli sui risultati raggiunti).

Anche i contenuti di Condé Nast arrivano su ChatGPT e SearchGPT

Come anticipato, nella giornata di oggi, 21 agosto, è arrivata anche la notizia dell’accordo fra OpenAI e Condé Nast, la casa editrice di Wired, New Yorker, Vogue e Vanity Fair, fra gli altri. Con questa collaborazione, i contenuti delle testate dell’editore appariranno su ChatGPT e sul nuovo motore di ricerca SearchGPT.

Già lo scorso dicembre si accordava con OpenAI un importante gruppo editoriale come Axel Springer (editore dei giornali tedesci Bild e Die Welt, del polacco Fakt e dei siti americani di notizie Business Insider e Politico), a cui sono poi seguite altre collaborazioni editoriali fra cui a maggio quella con News Corp (Wall Street Journal, Barron’s, MarketWatch e altre testate, fra cui Times di Londra, Sun e New York Post) e, pochi giorni dopo, Vox Media (editore che gestisce tra gli altri i siti Vox, The Verge Polygon).

Oltre a piattaforme come Reddit e Automattic (WordPress), sono già molti i giornali che stanno cedendo i propri contenuti per allenare e arricchire i sistemi di intelligenza artificiale, una scelta che nella maggior parte dei casi è un’opportunità per ricavare svariati milioni di dollari senza particolari sforzi, denaro prezioso per gli editori, considerando la crisi del settore. Secondo vari analisti, tuttavia, si tratta di una scelta rischiosa benché abbastanza comune ormai, perché c’è il pericolo di svendere i propri contenuti, la cosa più preziosa in possesso delle stesse case editrici, e di dover scendere a compromessi in un prossimo futuro.

L’amministratore delegato di Condé, Nast Roger Lynch, in un’email inviata ieri ai dipendenti dell’azienda parzialmente riportata da Wired ha scritto “È fondamentale andare incontro al pubblico nei posti in cui si trova e abbracciare le nuove tecnologie, garantendo allo stesso tempo un’attribuzione e un compenso adeguati per l’uso della nostra proprietà intellettuale”, che continua “la nostra partnership con OpenAI inizia a compensare parte [della perdita] di queste entrate, e ci permette di continuare a proteggere e investire nel nostro giornalismo e nei nostri sforzi creativi”.

“Ci impegniamo a collaborare con Condé Nast e altri editori di notizie per garantire che, poiché l’intelligenza artificiale svolge un ruolo più importante nella scoperta e nella distribuzione delle notizie, mantenga l’accuratezza, l’integrità e il rispetto della qualità della copertura editoriale” ha commentato Brad Lightcap, direttore operativo di OpenAI.