Lo scorso campionato di calcio si è contraddistinto per una crociata portata aventi dalla Lega Serie A e dalle pay TV, DAZN e SKY, nei confronti della pirateria o del “pezzotto”, ossia le varie soluzioni che consentono agli utenti di guardare in modo illegale le partite, senza pagare gli abbonamenti necessari per accedere alle piattaforme che ne detengono i diritti.

E ora che il Campionato è ritornato, si accendono nuovamente i riflettori sulla vicenda, che vede da una parte la Lega Serie A e le pay TV e, dall’altra, coloro che provano a sfruttare i vari strumenti offerti dalla tecnologia (e non sono pochi) per guadagnare, vendendo agli utenti pacchetti per guardare illegalmente le partite a costi decisamente più economici ed invitanti.

La Lega Serie A prova ad alzare le barriere

Lo scorso anno ha fatto il suo esordio lo Scudo di Stato, ossia una piattaforma capace di bloccare le pay tv illegali entro i primi 30 minuti dall’inizio delle partite, che con il campionato 2024/2025 sarà sostituita da una versione migliorata.

Ma per i “titolari” dei diritti del calcio la vittoria tanto auspicata è ancora molto lontana, così come dimostra una recente ordinanza emessa dal Tribunale di Milano nell’ambito di un ricorso di urgenza promosso proprio dalla Lega Serie A (e a cui si sono associate DAZN e SKY) nei confronti di Cloudflare e relativo all’utilizzo di alcuni strumenti (come ad esempio le VPN) sfruttati dalle piattaforme pirata per consentire la visione delle partite.

Ebbene, dal Tribunale di Milano è arrivata una “doccia fredda” per la Lega Serie A, in quanto dal provvedimento in questione emerge che non è stata fornita la prova di una complicità di Cloudflare con i pirati o di sue responsabilità dirette, con l’ulteriore precisazione che la società non è obbligata ad iscriversi allo “scudo anti-pezzotto” (cosa che avrebbe facilitato alle autorità l’individuazione e l’oscuramento dei siti illegali).

E ora il timore della Lega Serie A è che strumenti come le VPN possano divenire sempre più popolari sulle smart TV e, proprio per tale motivo, uno dei primi obiettivi è riuscire ad impedire che possano essere installate sui modelli dei principali produttori (in particolare al momento i riflettori sono puntati su una specifica applicazione realizzata da una società con sede in Europa).

In sostanza, la strada contro il pezzotto è ancora in salita.