In occasione dell’Italian Tech Week, evento in corso in queste ore alle OGR Torino, OpenAI e GEDI hanno annunciato una collaborazione che, fra le altre cose, rende accessibili su ChatGPT i contenuti del gruppo editoriale italiano. La società controllata da Exor, che pubblica fra gli altri la Repubblica e la Stampa, è solo l’ultima delle imprese del settore della stampa che hanno stretto accordi con la nota società di intelligenza artificiale, interessata a rendere più capaci ed efficaci i suoi modelli di modelli linguistici e gli strumenti che li utilizzano, anche in altre lingue meno utilizzate come l’italiano.

“Da oggi, gli utenti di ChatGPT potranno fare affidamento su articoli e analisi approfondite provenienti dalle nostre pubblicazioni per ottenere informazioni di qualità su un’ampia gamma di argomenti, con particolare riferimento al contesto italiano” ha detto il presidente di GEDI John Elkann, che ha aggiunto anche che “questo accordo permette inoltre a GEDI di raggiungere un pubblico internazionale più ampio, grazie alle avanzate capacità di traduzione sviluppate da ChatGPT”.

I contenuti di Repubblica, Stampa e delle altre pubblicazioni del gruppo editoriale saranno quindi accessibili su ChatGPT e SearchGPT, il prototipo di motore di ricerca di OpenAI, si legge nel comunicato stampa con cui GEDI ha annunciato la collaborazione, di cui hanno parlato alle OGR Torino gli stessi Elkann e Sam Altman, cofondatore e amministratore delegato di OpenAI.

Si è accennato anche ai recenti cambiamenti di OpenAI, fra cui le dimissioni della direttrice tecnica Mira Murati, del responsabile della ricerca Bob McGrew e del suo vice Barret Zoph, oltre alle indiscrezioni sull’abbandono dello status di azienda senza scopo di lucro, una mossa non ancora ufficializzata da OpenAI ma anticipata da più parti informate sui fatti. C’entrerebbero principalmente i soldi, sempre più preziosi per l’azienda di Altman (praticamente l’unica persona di spicco di OpenAI ormai) e per le altre società del settore per via dei costi di sviluppo dei nuovi modelli linguistici, costi che superano il miliardo di dollari e che sono destinati a crescere ulteriormente nei prossimi anni, secondo le parole di Dario Amodei, fondatore e amministratore delegato della rivale Anthropic.

In merito alla questione sulla presunta trasformazione di OpenAI da un ibrido profit/non profit a una società a scopo di lucro Altman ha tuttavia negato le indiscrezioni, pur ammettendo di aver discusso internamente se passare “a uno stadio successivo”, precisando inoltre che quella in corso “non è una ristrutturazione, ma una transizione”.

In cerca di finanziamenti sempre maggiori per i suoi modelli, OpenAI continua tuttavia a investire sui contenuti dei gruppi editoriali, altrettanto importanti per la resa effettiva dei suoi prodotti. GEDI è solo l’ultimo dei gruppi editoriali già partner dell’azienda di Altman, che elenca, fra gli altri, Condé Nast (la casa editrice di Wired, New Yorker, Vogue e Vanity Fair), Axel Springer (editore dei giornali tedeschi Bild, Die Welt e dei siti americani Business Insider e Politico, fra gli altri), News Corp (Wall Street Journal, Barron’s, MarketWatch e altre testate come il britannico Times, il Sun e New York Post), o ancora, Vox Media (editore dei siti Vox, The Verge e Polygon, fra gli altri). Per i giornali e gli editori è un’opportunità preziosa per ottenere facilmente dei soldi senza sforzi particolari, per OpenAI è una maniera per migliorare i suoi sistemi di intelligenza artificiale, forse ancor più preziosa.

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