Nella giornata di ieri, 23 ottobre, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha comunicato di aver diffidato DAZN per essere stata responsabile nel blocco di Google Drive imposto per errore da Piracy Shield. Si tratta di un avviso formale, di un ammonimento a non ripetere lo stesso errore e di un invito a fare più attenzione nelle segnalazioni da inviare alla piattaforma nazionale anti pirateria Piracy Shield. L’Autorità non ha specificato chi o cosa ha causato l’interruzione del servizio Google Drive, avvenuto fra le ore 18:56 e la mezzanotte di sabato scorso, 19 ottobre, ma è molto probabile sia stato dovuto a un errore umano.

La stessa piattaforma anti pirateria Piracy Shield è parte del problema

La piattaforma nazionale anti pirateria Piracy Shield funziona così: le aziende detentrici dei diritti d’autore sui contenuti (come DAZN in questo caso, o Mediaset e Sky) segnalano a Piracy Shield la trasmissione di contenuti senza autorizzazione allegando delle prove video, piattaforma che poi inoltra gli indirizzi IP individuati ai fornitori di servizi internet (ovvero gli IPS come TIM, Vodafone o Fastweb) i quali hanno 30 minuti per bloccarli.

Tralasciando la parte iniziale che riguarda le segnalazioni delle aziende che detengono i diritti d’autore, è un meccanismo veloce e quasi del tutto automatico, lo è anche per la mole di risorse online che deve oscurare ogni giorno: ad oggi, Piracy Shield ha disabilitato oltre 25.000 FQDN (un nome di dominio non ambiguo che specifica la posizione assoluta di un nodo all’interno della gerarchia dell’albero DNS, spiega Wikipedia) e più di 7.000 IPv4 (un tipo di indirizzo IP). Per questo motivo e per via dei molti siti che sono stati bloccati per errore già nei primi giorni di attività di Piracy Shield, è importante “assicurare la massima diligenza e il massimo rigore nella presentazione delle istanze di blocco e nella raccolta delle relative prove”, ha sottolineato l’AGCOM.

A parte il grossolano errore di oscurare un dominio così noto e importante come drive.usercontent.google.com i problemi noti di Piracy Shield rimangono e risiedono soprattutto nel fatto che la piattaforma si basa su una concezione non più attuale e quindi inefficace, ovvero il fatto di bloccare un indirizzo IP considerandolo corrispondente a un solo utente, a un solo computer, a un solo server, a un solo sito web. Al netto di rari casi non è più così perché a un singolo indirizzo IP oggi ne corrispondono degli altri, che si ritroveranno di conseguenza oscurati ingiustificatamente. L’idea di bloccare gli indirizzi IP è fondamentalmente sbagliata perché oscurarne uno è come tagliare non un solo albero, ma un’intera foresta, più o meno grande a seconda dei casi.

Proprio oggi, la commissaria dell’AGCOM Elisa Giomi ha pubblicato un post su LinkedIn in cui esprime senza mezzi termini la propria contrarietà alla piattaforma Piracy Shield: “Avevo proposto di sospendere perlomeno temporaneamente l’attività della piattaforma Piracy Shield, oggetto di numerosi malfunzionamenti nei mesi passati e sabato scorso di nuovo al centro delle polemiche per l’accidentale blocco di Google Drive, cui numerosi utenti non hanno potuto accedere per ore”.

C’entrano le questione tecniche ma anche di altra natura, continua Giomi “ad esempio l’ambiguità della donazione della piattaforma ad AGCOM da parte della Lega Calcio che è parte in causa essendo tra i pochissimi soggetti legittimati alle segnalazioni; i tempi davvero frettolosi con cui il Consiglio ne ha deliberato l’adozione; la totale mancanza di trasparenza nell’attribuzione delle consulenze esterne sulla bontà dell’iniziativa; la resistenza a fare una ricognizione di soluzioni alternative disponibili sul mercato; i rimedi incerti e tardivi con cui si è cercato vanamente di risolvere i continui problemi; la consueta fuoriuscita di notizie sensibili a procedimenti in corso che accompagna ormai tutte le decisioni più importanti di questa consiliatura, peraltro nell’inerzia più totale di chi la riservatezza dovrebbe assicurare”.

Piracy Shield Giomi AGCOM

La piattaforma Piracy Shield continuerà comunque a essere attiva e a funzionare, con l’obiettivo condiviso dalle stesse AGCOM e Giomi di limitare il problema dei siti pirata, sia di partite che di film e di altri contenuti a pagamento. La diffida dell’AGCOM a DAZN, come anticipato, è solo un ammonimento che, in caso di futura inottemperanza, potrebbe diventare una multa.