Meta, la società proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, sta lavorando a un proprio motore di ricerca AI per il chatbot Meta AI. La mossa mira a ridurre la dipendenza da Google e Microsoft. Secondo quanto riportato da The Information, l’azienda ha avviato questo progetto circa otto mesi fa, con l’obiettivo di integrare gli indici web nel suo chatbot, offrendo così un’alternativa interna a Google Search e Bing.

Una spinta verso l’autonomia tecnologica

Il progetto di sviluppo del motore di ricerca di Meta è una risposta alla dipendenza da altre aziende tecnologiche, che in passato ha creato problemi. Un esempio rilevante è stato l’App Tracking Transparency (ATT) introdotto da Apple nel 2021, che ha limitato la possibilità di Meta di tracciare gli utenti iOS per la pubblicità mirata, con una perdita di oltre 10 miliardi di dollari in ricavi pubblicitari. Questa esperienza ha spinto il CEO Mark Zuckerberg a puntare all’autonomia per l’azienda, evitando così il rischio di ulteriori restrizioni qualora Google o Microsoft decidessero di limitare l’accesso ai loro motori di ricerca.

Meta AI e l’integrazione con Reuters

Per migliorare l’esperienza del chatbot Meta AI, Meta ha recentemente avviato una collaborazione con Reuters, che consentirà al chatbot di rispondere in tempo reale su eventi di attualità. Questa integrazione permetterà di fornire risposte aggiornate e accurate su argomenti come notizie, azioni di borsa e risultati sportivi. Attualmente, Meta AI è disponibile su WhatsApp, Instagram e Facebook.

Parallelamente, Meta ha reso pubblico il suo web crawler, una tecnologia che dovrebbe supportare la raccolta di dati per il progetto di ricerca interna. Inizialmente, Meta aveva annunciato questa novità solo come strumento per migliorare i modelli di intelligenza artificiale, senza però specificare che fosse destinata allo sviluppo di un motore di ricerca AI.

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Competizione e controversie nell’AI search

La competizione nel settore dei motori di ricerca basati sull’intelligenza artificiale è in forte crescita, con aziende come Google, Microsoft e OpenAI che competono per il predominio. Google ha recentemente integrato Gemini, il suo modello AI più potente, nei servizi di ricerca per fornire risposte più naturali e conversazionali. OpenAI, d’altra parte, sfrutta Bing di Microsoft per rispondere alle domande degli utenti su argomenti di attualità.

La raccolta dei dati dal web per addestrare i modelli di AI ha sollevato questioni legali legate ai diritti d’autore e alla remunerazione dei creatori di contenuti. Anche Meta non è esente da queste preoccupazioni e si muove con cautela in un mercato in cui la regolamentazione sull’uso dei dati è in continua evoluzione.

Con oltre 185 milioni di utenti attivi settimanalmente e una crescita rapida che non include ancora mercati chiave come Regno Unito, Brasile e Unione Europea, Meta AI sembra ben posizionata per diventare un punto di riferimento nell’assistenza conversazionale integrata.