Approvati dalla Commissione Europea nella giornata di ieri, 29 ottobre, i nuovi dazi sulle auto elettriche cinesi entreranno in vigore in via definitiva domani, 31 ottobre. Come previsto, le percentuali variano da azienda ad azienda e, considerando i dazi del 10% già in vigore, si arriva a un importo massimo complessivo del 45,3% sul valore dell’auto. Non saranno retroattivi, ovvero i precedenti dazi provvisori imposti dal 4 luglio non verranno riscossi.

Salvo cambiamenti legati a future negoziazioni con la Cina, che la Commissione Europea non ha escluso, saranno in vigore per i prossimi 5 anni, periodo in cui è molto probabile che aumenteranno di prezzo varie auto importate in Europa, le elettriche cinesi ma anche quelle di aziende occidentali prodotte in Cina, come alcune BMW e Tesla.

Cosa cambia con i dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina

I nuovi dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina hanno un importo compreso fra il 7,8% e il 35,3%, a cui si aggiunge il citato 10% già in essere, cifre percentuali che saranno in vigore da domani fino al 2029, qualora le future negoziazioni fra Europa e Cina non dovessero introdurre eventuali cambiamenti. “L’UE e la Cina continuano a lavorare per trovare soluzioni alternative, compatibili con l’OMC (l’Organizzazione mondiale del commercio, ndr), che siano efficaci per risolvere i problemi individuati dall’inchiesta. La Commissione Europea rimane inoltre aperta a negoziare gli impegni sui prezzi con i singoli esportatori, come consentito dalle norme dell’UE e dell’OMC” ha scritto la Commissione Europea.

Significa quindi che vendere automobili sul mercato europeo costerà di più per le case automobilistiche cinesi e quelle che producono auto elettriche in Cina, costi che si tradurranno con buona probabilità in prezzi più elevati che dovranno sostenere (in parte?) i clienti finali. Di quanto non è ancora noto, ma è possibile farsene un’idea molto sommaria in base alla tassazione prevista per ciascuna azienda.

Aziende diverse, dazi diversi: le auto cinesi colpite

I nuovi dazi arrivano dalla volontà dell’Unione Europea di limitare la concorrenza sleale derivata dagli ingenti sussidi statali che il governo statale ha fornito e fornisce ancora alle case automobilistiche cinesi, aiuti economici che permettono loro di vendere automobili a prezzi molto più bassi rispetto a quelli che possono permettersi le aziende occidentali.

I differenti importi dei dazi sono sostanzialmente legati a quanto le aziende hanno collaborato con l’Unione Europea per la relativa indagine. Per quelle che non lo hanno fatto è previsto il 35,3%, mentre solo il 7,8% per Tesla, percentuali a cui bisogna tuttavia aggiungere i citati dazi già in vigore del 10%.

Iniziando proprio da Tesla, l’unica auto soggetta ai dazi perché prodotta in Cina è la Tesla Model 3 (nell’immagine qui sopra), che aveva già subito un rincaro lo scorso luglio in occasione dell’entrata in vigore dei dazi provvisori. In quell’occasione l’azienda di Elon Musk aveva aumentato di 1.500 euro i prezzi di tutte e tre le versioni giustificando il rincaro proprio come “dovuto alla probabile imposizione di ulteriori dazi sull’importazione per i veicoli elettrici prodotti in Cina e venduti nell’UE”. L’importo pari al 7,8% (17,8% complessivamente) è così basso perché l’azienda ha collaborato nelle indagini con l’Europa.

Più ingenti i nuovi dazi europei destinati a BYD, pari al 17% (27% complessivamente) del valore delle auto interessate: Atto 3, Han, Tang, Dolphin, Seal e Seal U. È invece del 18,8% (28,8%) la tassazione destinata a Geely, gruppo cinese che conta vari marchi europei come smart, Volvo, Polestar, Lynk & Co e Lotus. Queste sono le auto elettriche del gruppo interessate dai dazi: Lynk&Co 02, Lotus Eletre, Lotus Emeya, Polestar 2, Polestar 3, Polestar 4, smart #1, smart #3, Volvo EX30, Volvo EX90, Zeekr 001 e Zeekr X.

Complice la mancata collaborazione con l’Unione Europea, sono ancora più ingenti i dazi sulle auto elettriche del gruppo SAIC Motor, che dovrà versare una tassa extra del 35,3% (45,3% complessivamente) sul valore delle seguenti auto elettriche marcate MG e non: MG4, MG5, Marvel R, MG ZS EV, Cyberster, Maxus Mifa 9 e Euniq 5.

Ci sono poi altre aziende automobilistiche, cinesi e non, che avendo partecipato all’inchiesta dell’UE dovranno far fronte a un’imposta del 20,7% (30,7% complessivamente) per le seguenti automobili: Aiways U5, BMW iX3, Chery Omoda 5 elettrica, Cupra Tavascan, Dacia Spring, Dongfeng Forthing Friday EV e Voyah Free, FAW Hongqi E-HS9, Hongqi EH7 e Hongqi EHS7, GWM Ora 3, Leapmotor C10 e T03, MINI Cooper 3 porte e Aceman, Nio EL6, EL7, ES8, ET5 e ET7, Xpeng G9 e P7.

È una lista riportata da motor1.com, a cui, salvo cambiamenti, si aggiungeranno anche i nuovi modelli in arrivo nei prossimi mesi e anni. Per il momento non sappiamo se ed eventualmente di quanto aumenteranno i prezzi delle auto elettriche prodotte in Cina interessate dai nuovi dazi, ma probabilmente ne sapremo di più a breve.

In copertina ci sono BYD Atto 3, BYD Han e BYD Tang

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