Poco dopo le ore 11:00 italiane di oggi, 6 novembre 2024, con la vittoria nello Stato del Wisconsin e il superamento della quota dei 270 grandi elettori, il candidato repubblicano Donald Trump ha ufficialmente vinto le elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America contro la democratica Kamala Harris.

Sarà il quarantasettesimo presidente, con un secondo mandato che avrà inizio con l’insediamento in programma il 20 gennaio 2025 in cui, secondo le posizioni e le misure che Trump ha detto di voler promuovere, potrebbero cambiare molte cose, anche nel settore della tecnologia e dell’innovazione. Brevemente, vediamo cosa aspettarci.

Le possibili conseguenze sulla tecnologia e sull’innovazione

Complice il più ampio sostegno interno al suo partito rispetto al primo mandato del 2017-2021, in cui Donald Trump era largamente criticato e poco benvoluto dagli stessi repubblicani, il suo secondo sarà diverso. Quel precedente può essere d’aiuto per avere un’idea generale su cosa potrebbe cambiare, ma con un appoggio interno più largo, la maggioranza al Senato e il maggior potere decisionale che ne consegue, i cambiamenti potrebbero essere più significativi e vasti.

Tralasciando le questioni relative alla politica estera, ai piani anti-migratori, alla transizione energetica e agli altri impegni che Trump ha annunciato di voler portare avanti durante la campagna elettorale, qui ci soffermiamo sulle possibili conseguenze della prossima presidenza Trump nel settore della tecnologia e dell’innovazione, in cui l’alleato Elon Musk potrebbe avere un ruolo di primo piano.

Fra dazi, auto ed Elon Musk

Iniziamo da “America First“, ovvero “Prima l’America”, lo slogan parlante già usato per il primo mandato. Uno dei cambiamenti più importanti che riguarda anche il mondo della tecnologia riguarda infatti la politica sui dazi che Trump intende reintrodurre e irrobustire. Ci si aspetta vengano tassati pesantemente i prodotti cinesi ma anche quelli europei con dazi anche più ingenti di quelli in vigore nel suo precedente mandato. L’obiettivo è proprio incentivare l’industria statunitense, mossa a cui ne faranno le spese tutte quelle aziende estere che guadagnano molto sulle esportazioni negli Stati Uniti, come quelle del mercato automobilistico o di chi produce prodotti di elettronica di consumo come smartphone, computer, cuffie o smartwatch, ad esempio. Di conseguenza, i prezzi delle cose prodotte fuori dagli Stati Uniti, sia tecnologiche che alimentari o di altro genere, potrebbero costare di più e/o essere più difficili da reperire. Una questione che riguarderà anche l’Italia e l’Europa.

Considerando il ruolo di Elon Musk nella campagna elettorale di Trump, in cui ha investito decine di milioni di dollari, ha partecipato a comizi oltre ad aver ampiamente promosso sul suo social X (ex Twitter), è lecito aspettarsi che il neopresidente ricambi il favore. Potrebbe ottenere vantaggi economici e legali per le sue aziende (Tesla, SpaceX, Neuralink o la stessa X), si è parlato anche di un possibile ruolo nella nuova amministrazione come “Secretary of Cost Cutting” (Segretario al Taglio dei Costi), una sorta di consigliere con il compito di raccomandare tagli e riforme; ma sono ipotesi da prendere con le molle.

Rimanendo sempre nel settore dell’industria automobilistica, proprio il possibile coinvolgimento di Elon Musk potrebbe avere degli effetti sulla precedente contrarietà di Trump alle politiche sulle zero emissioni e sugli incentivi per la transizione energetica e per le auto elettriche, business molto importante per il capo di Tesla. Impossibile dire, per ora, se con la nuova presidenza i dazi del 100% sulle importazioni dalla Cina introdotti dall’amministrazione statunitense di Joe Biden resteranno o verranno ridimensionati, ma considerando la politica protezionista di Trump, difficilmente verranno eliminati.

Social media e criptovalute

Dicevamo di X, il social media di Elon Musk che è stato abbondantemente utilizzato da quest’ultimo per sostenere Trump, social che sembra stia diventando sempre più di parte, un megafono di complottisti, forse per via di alcune modifiche agli algoritmi del social media. Secondo una recente analisi del giornale online statunitense The Conversation, Musk avrebbe infatti provato a esercitare la sua influenza su X ricorrendo anche a tecniche di quel genere:

“A distanza di poco tempo dal sostegno di Musk alla campagna presidenziale di Trump, si è verificato un aumento statisticamente anomalo dell’engagement del suo account X. Improvvisamente, i suoi post hanno ottenuto un numero molto più elevato di visualizzazioni, retweet e like rispetto ad altri account politici di rilievo sulla piattaforma. Ciò solleva il sospetto che Musk abbia modificato l’algoritmo della piattaforma per aumentare la portata dei suoi post in vista delle elezioni presidenziali statunitensi. Inoltre, dimostra i problemi di come le piattaforme di social media come X sono attualmente regolamentate in tutto il mondo” ha scritto The Conversation, ipotesi corroborata da un’analisi dedicata e da un precedente: l’occasione in cui Musk lo scorso anno mobilitò un team di circa 80 ingegneri per far sì che l’algoritmo di X mostrasse con maggior frequenza e insistenza i suoi post sul suo social media.

Da X passiamo a Truth Social, il social media di Donald Trump lanciato nel 2022 e nato a pochi mesi di distanza dalla sospensione di Trump dai principali social network, fra cui X, in seguito alle sue responsabilità nei confronti dell’assalto alla sede del Congresso degli Stati Uniti a Washington il 6 gennaio 2021. Con i primi risultati del voto, le azioni della società Trump Media & Technology Group a cui fa capo il social sono arrivate nella mattinata di oggi a guadagnare quasi il 50%, un rialzo giornaliero da record a cui potrebbe inoltre seguire una maggior considerazione e utilizzo del social come piattaforma ufficiale di comunicazione di Trump, che è comunque ritornato su X già dallo scorso agosto e presente anche su altri social media, compreso TikTok, piattaforma di ByteDance che, secondo la recente legge approvata da Biden, nei prossimi mesi dovrà essere venduta o chiusa negli Stati Uniti, salvo cambiamenti.

Oltre agli effetti sulle quotazioni in borsa di Truth Social, e le possibili implicazioni di più scarsi controlli sui social media, i primi risultati delle elezioni di Trump hanno avuto già delle conseguenze sulle criptovalute. In particolare, nella mattinata di oggi, il Bitcoin ha superato i 75mila dollari di valore, il suo nuovo massimo storico. Andamento simile anche per altre criptovalute, fra cui Ripple, Ether e Dogecoin, valuta digitale, quest’ultima, sostenuta fra l’altro da Elon Musk.

In passato Trump si diceva scettico al riguardo, ma prima delle ultime elezioni presidenziali ha cambiato idea accettando donazioni in criptovalute e corteggiandone i fan, arrivando a dire in occasione di una conferenza sui bitcoin a Nashville (Tennessee) di voler rendere gli Stati Uniti d’America “la capitale mondiale delle criptovalute” promettendo inoltre di introdurre un consiglio consultivo dedicato.

Intelligenza artificiale, chip e Spazio

C’è poi la questione relativa all’intelligenza artificiale, altro settore in cui l’influenza di Musk potrebbe ripercuotersi sulle scelte di Trump. Il neopresidente non ne ha parlato molto nelle ultime settimane, ma il cofondatore di OpenAI appena menzionato, suo alleato, è un importante sostenitore di sistemi di intelligenza artificiale liberi, svincolati da norme, attività di moderazione e, più in generale, da regolamentazioni, come riporta il giornale statunitense Axios.

“Temo che il ritorno di Trump porterà a un’ulteriore deregolamentazione del settore tecnologico, con conseguente impatto negativo sui diritti umani in tutto il mondo” ha detto la professoressa Sandra Wacther dell’Oxford Internet Institute, un’istituzione importante nello studio della tecnologia e nella relativa regolamentazione. Trump potrebbe affidare proprio a Musk il compito di occuparsi in parte di intelligenza artificiale, cosa che potrebbe offrire opportunità alla sua società xAI e alle sue altre aziende. Tali politiche più libertarie e permissive nei confronti delle intelligenze artificiali, secondo alcuni analisti, potrebbero tuttavia essere d’aiuto per il progresso del settore.

Più incerto invece il futuro del settore dei chip, altrettanto cruciale per l’industria e per il commercio globale. L’amministrazione di Biden è stata già dura con la Cina, limitando le esportazioni dei chip AI più potenti nel paese e provando a limitare le capacità da parte di questi ultimi di usare la tecnologia occidentale. Trump ha definito pessimo il regolamento sui chip, ma non ha ancora espresso le sue intenzioni al riguardo.

L’influsso di Musk torna anche sulle tecnologie spaziali, considerando l’importanza che ormai riveste SpaceX, la sua azienda aerospaziale. Che sia una buona notizia per gli ambiziosi piani spaziali di Musk lo ha detto lui stesso negli scorsi giorni lamentandosi delle lungaggini burocratiche necessarie per ottenere i lanci: “A meno che non si faccia qualcosa, alla fine diventerà illegale realizzare quasi tutti i grandi progetti e non saremo in grado di arrivare su Marte”.

Ma tralasciando lo snellimento delle procedure (torna il discorso sulle maggiori libertà a cui Musk auspica) e le tecnologie non ancora pronte per il lancio delle prime astronavi su Marte, con a bordo delle persone già nel 2028 a suo dire, Trump ha confermato di appoggiare il piano di Musk in un comizio lo scorso ottobre: “Faremo atterrare un astronauta americano su Marte”.

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