La riforma del Codice della Strada, divenuta legge da pochi giorni a seguito del via libera del Senato e ormai in attesa solo di essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale, ha introdotto numerose modifiche alla normativa vigente e uno degli argomenti che negli ultimi giorni ha fatto discutere maggiormente gli addetti ai lavori è l’evidente stretta sui monopattini elettrici, che potrebbe mettere in fuga le aziende che curano servizi di sharing.

Riforma del Codice della Strada: novità per i monopattini elettrici

L’introduzione di una nuova normativa in materia di monopattini elettrici era nell’aria da mesi  — ve ne avevamo parlato dettagliatamente anche in un video dedicato — e si segnala per l’introduzione di una serie di paletti di rilievo tutt’altro che secondario, tanto per gli utenti che hanno adottato i monopattini elettrici come mezzo di trasporto quotidiano, quanto per le aziende che offrono servizi di noleggio — con tanto di convenzioni con le aziende del trasporto pubblico locale.

Come vi abbiamo spiegato in sede di analisi della riforma del Codice della Strada, le novità principali consistono nell’obbligo di indossare il casco (finora previsto solo per i minorenni) e di dotarsi di assicurazione e di un contrassegno adesivo (una specie di targa). Non mancano ovviamente delle sanzioni per i contravventori: parliamo di multe da 100 a 400 euro per i mezzi sprovvisti di targa o assicurazione o in caso di mancata comunicazione della variazione di residenza o sede del proprietario; e di sanzioni raddoppiate per chi circola su mezzi sprovvisti di indicatori di direzione (frecce) e freni su entrambe le ruote.

Cambiano anche le strade sulle quali è consentito circolare: stop alle ciclabili, si potrà viaggiare in monopattino solo su strade urbane con limite di velocità fino a 50 km/h; le società che offrono servizi di sharing saranno tenute ad adottare un sistema di geofencing che blocchi il funzionamento del mezzo su aree non consentite.

Le società di sharing protestano e minacciano di lasciare l’Italia

Le novità introdotte stanno facendo discutere un po’ tutti, tanto gli utenti privati, quanto soprattutto i gestori di servizi di noleggio di monopattini elettrici. Sì, perché se per la targa nulla quaestio (basta un contrassegno adesivo), l’obbligo di assicurazione Rc che copra danni a cose o persone (escluso il conducente) rappresenta una nuova voce di costo importante e soprattutto contrasta con una sentenza della Corte di giustizia europea secondo cui tale assicurazione non è obbligatoria per i velocipedi (i.e. monopattini e biciclette) che non superino i 20 km/h.

L’altro obbligo controverso è quello relativo al casco: se ai privati basterà dotarsi di un casco personale da indossare sul monopattino, alle aziende di sharing crea difficoltà apparentemente insormontabili: dal momento che non è possibile installare bauletti — che potrebbero rendere i mezzi meno stabili — e che i ganci sono poco sicuri, il rischio di furti è estremamente elevato. Per non parlare del fatto che, in caso di pioggia, i caschi finirebbero inevitabilmente per bagnarsi. La questione è stata sollevata da Giorgio Cappiello, dirigente di Bird — che offre un servizio di noleggio di monopattini nelle principali città italiane — sulle colonne di Repubblica, ma anche altre aziende hanno posto l’accento sulla difficile attuabilità di questo punto della normativa, che potrebbe addirittura portare alla sparizione dei monopattini a noleggio dalle nostre città.

Del resto, l’esperienza di Firenze — che da anni cerca di imporre l’obbligo di utilizzare il casco, salvo poi vedere tutte le ordinanze bocciate dalla giustizia amministrativa a seguito dei ricorsi delle società di sharing — sarebbe dovuta servire da insegnamento. Il rischio di furti è quantomai concreto: più di un anno fa, l’ad di RideMovi, Alessandro Felici, raccontava della necessità di acquistare in media 450 nuovi caschi al mese a fronte di una flotta di appena 450 monopattini, stante la difficoltà di risalire all’ultimo utilizzatore.

Del resto, l’obbligo di indossare il casco e le difficoltà per le aziende di sharing di attrezzarsi potrebbero fungere da deterrente per gli utilizzatori occasionali — la quasi totalità —, che spesso di affidano ai monopattini elettrici in mancanza di altro, come spiegato dal direttore operativo di Bit, Michele Francione: «Se l’utente è consapevole di rischiare fino a 400 euro di multa e non ha il casco dietro preferirà non prendere il mezzo. La domanda calerà a picco e ci saranno ripercussioni su fatturati e posti di lavoro».

Migliaia di posti di lavoro a rischio

Le stesse società di sharing rimarcano come la mortalità legata all’utilizzo dei monopattini elettrici sia già bassa e sostengono che l’obbligo di indossare il casco farebbe calare solo l’utilizzo di tali mezzi, come dimostrato dal caso di Israele, che impone l’utilizzo del casco già dal 2011. Alcuni studi commissionati dalle associazioni di categoria stimano un calo di utilizzo dal 40 al 70%, con conseguenze economiche pesanti.

Sì, perché uno scenario simile potrebbe mettere in fuga tante società di sharing, portando ad una perdita di migliaia di posti di lavoro (tra 1.200 e 3.000).

Del resto, la sicurezza dei monopattini elettrici è stata potenziata già nel 2021, con la riduzione della velocità massima da 25 a 20 km/h, la sua limitazione a 6 km/h nelle aree pedonali, l’introduzione dell’obbligo di frecce e stop nonché, per i servizi di noleggio, dell’obbligo di fotografare il mezzo per rendere possibili maggiori controlli sulla correttezza dei parcheggi.

A conti fatti, la riforma del Codice della Strada, non ancora entrata in vigore, è destinata a far discutere a lungo.

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