Non c’è pace per gli astronauti Barry Wilmore e Sunita Williams, protagonisti di una vicenda che sta tenendo col fiato sospeso la comunità spaziale internazionale. Quello che doveva essere un breve test di una settimana si è trasformato in una permanenza forzata sulla Stazione Spaziale Internazionale, destinata ora a protrarsi fino a marzo 2025.

I due astronauti della missione Starliner torneranno sulla Terra più tardi del previsto

Ma facciamo un passo indietro per capire meglio questa intricata situazione. Tutto è iniziato lo scorso giugno, quando Boeing ha lanciato la sua capsula Starliner per una missione di routine con l’obiettivo di dimostrare l’affidabilità del veicolo spaziale per future missioni commerciali. Peccato che le cose non siano andate secondo i piani.

Durante la fase di avvicinamento alla ISS, ben 5 dei 28 propulsori della Starliner hanno dato forfait, mandando in fumo i piani della Boeing. L’azienda aerospaziale ha tentato di salvare la faccia, sostenendo di poter comunque garantire un rientro sicuro, ma la NASA non ha voluto correre rischi. E chi potrebbe biasimarla, quando in gioco ci sono vite umane?

A questo punto entra in scena SpaceX, l’azienda di Elon Musk, chiamata a salvare la situazione. A settembre è partita la missione Crew-9, che tra i vari obiettivi aveva proprio quello di riportare a casa i due “naufraghi spaziali”. Inizialmente si parlava di un rientro a febbraio 2025, ma ora arriva l’ennesima doccia fredda: bisognerà attendere almeno fino a fine marzo.

Il motivo? SpaceX sta sviluppando una nuova capsula Dragon, e come ha sottolineato Steve Stich della NASA, non si possono fare le corse quando si tratta di veicoli spaziali. Meglio fare le cose per bene e aspettare qualche settimana in più.

Nel frattempo, Wilmore e Williams continuano la loro involontaria maratona spaziale. Per fortuna non mancano rifornimenti: due missioni cargo a novembre hanno garantito tutto il necessario per una comoda (si fa per dire) permanenza prolungata. Ma gli esperti non nascondono una certa preoccupazione per gli effetti sulla salute di una così lunga esposizione alla microgravità.

La permanenza nello spazio, infatti, non è una passeggiata: si rischia la perdita di massa ossea, problemi cardiaci e persino disturbi alla vista. Certo, non è la prima volta che degli astronauti trascorrono periodi così lunghi sulla ISS – alcune missioni sono durate anche un anno – ma ogni caso è diverso e va monitorato con attenzione.

La NASA cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno, sottolineando come queste missioni prolungate contribuiscano alla ricerca sull’adattamento umano ai voli spaziali, informazioni preziose in vista delle future missioni su Luna e Marte. Ma siamo sicuri che Wilmore e Williams la vedano allo stesso modo?

In tutto questo, non possiamo fare a meno di notare come l’industria spaziale commerciale, pur con tutti i suoi progressi, mostri ancora qualche crepa più o meno grande, a seconda dei punti di vista. La competizione tra Boeing e SpaceX doveva portare a una maggiore efficienza e sicurezza nei voli spaziali, ma episodi come questo dimostrano che la strada da percorrere è ancora lunga.

Per ora non resta che attendere marzo 2025, sperando che non ci siano ulteriori intoppi. Nel frattempo, i nostri due astronauti continuano a orbitare a 400 km dalla Terra, probabilmente sognando il momento in cui potranno finalmente rimettere piede sul nostro pianeta.

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