Nella mattina di oggi 16 gennaio 2025, alle 08:03 ora italiana, il razzo New Glenn di Blue Origin è partito dalla rampa LC-36 di Cape Canareval in Florida per il suo primo lancio inaugurale. Gli appassionati attendevano con ansia il lancio rinviato e posticipato in diverse occasioni, visto che si tratta dell’unico razzo in grado di fare concorrenza alla Starship di SpaceX; scopriamo insieme com’è andata la missione.
Blue Origin entra il orbita con il primo lancio di New Glenn
La missione denominata NG-1 aveva diversi obbiettivi, il primario era quello di raggiungere l’orbita per la prima volta visto che finora la società ha effettuato sì numerose missioni, ma solo con vettori suborbitali.
Il primo stadio del New Glenn (che nel complesso è alto 98 metri e ha un diametro di 7 metri), il razzo vero e proprio, è equipaggiato con sette motori BE-4 alimentati con ossigeno liquido e metano liquido, le componenti in questione hanno funzionato a dovere fino alla separazione dal secondo stadio, avvenuta dopo circa 9 minuti e 23 secondi dalla partenza.
In seguito alla separazione i due motori BE-3U ottimizzati per il vuoto del secondo stadio si sono accesi (questi motori utilizzano ossigeno liquido e idrogeno liquido come propellente), funzionando correttamente per tutta la missione; si tratta di un traguardo importante visto che si tratta di una delle fasi più critiche di questo tipo di missione, in molti infatti hanno fallito proprio nell’accensione dei motori del secondo stadio nei loro lanci inaugurali. Dopo 58 minuti dal lancio i motori del secondo stadio si sono riaccesi, completando anche il secondo degli obbiettivi principali della missione.
Blue Origin è dunque riuscita nel suo intento raggiungendo l’orbita con il secondo stadio del New Glenn, ma non tutto è andato secondo i piani: uno degli altri obbiettivi della missione prevedeva infatti il recupero del primo stadio che, come nel caso di Super Heavy di SpaceX, può essere in parte riutilizzato per le missioni successive. Tuttavia, per cause non ancora chiare, un malfunzionamento ha fatto sì che il primo stadio si distruggesse nella fase di rientro, non riuscendo a raggiungere la piattaforma galleggiante nell’oceano Atlantico che lo avrebbe poi riportato sulla terraferma.
Entusiasmo per il successo della missione è stato espresso da Dave Limp, CEO di Blue Origin:
Sono incredibilmente orgoglioso che New Glenn abbia raggiunto l’orbita al primo tentativo. Sapevamo che far atterrare il nostro booster, So You’re Telling Me There’s a Chance , al primo tentativo era un obiettivo ambizioso. Impareremo molto da oggi e ci riproveremo al prossimo lancio questa primavera. Grazie a tutto il Team Blue per questa incredibile pietra miliare.
E da Jarrett Jones, Senior Vice President, New Glenn:
Oggi segna una nuova era per Blue Origin e per lo spazio commerciale. Siamo concentrati sull’incremento della cadenza di lancio e dei tassi di produzione. I miei più sentiti ringraziamenti a tutti in Blue Origin per l’enorme quantità di lavoro nel rendere possibile il successo di oggi, e ai nostri clienti e alla comunità spaziale per il loro continuo supporto. Lo abbiamo sentito immensamente oggi.
Il successo della prima missione di Blue Origin per certi versi solleva anche il morale degli addetti ai lavori, la società infatti confidava di poter effettuare il primo lancio inaugurale nel 2020, ma la pandemia da coronavirus e altri imprevisti avevano fatto via via slittare la data; in seguito Jeff Bezos aveva insistito per un volo inaugurale entro la fine del 2024 ma a causa delle condizioni meteo non favorevoli sull’Atlantico si erano resi necessari nuovi rinvii, un primo tentativo era stato effettuato lunedì 13 gennaio, ma è stato interrotto nella seconda metà della finestra di lancio a causa di un problema a una valvola ghiacciata.
Per quanto la prima missione di New Glenn si possa tranquillamente definire un successo, Blue Origin ha ancora molta strada da fare prima di poter raggiungere SpaceX, decisamente più avanti sotto diversi punti di vista. La società tuttavia non avrà problemi per quanto riguarda i clienti, Amazon ovviamente sarà uno dei principali con lo scopo di costruire in orbita Project Kuiper, una costellazione di satelliti per portare Internet dallo Spazio (l’azienda di Musk con Starlink è avanti anche da questo punto di vista), ma ci saranno anche la NASA per il trasporto di materiale nell’ambito dei suoi rinnovati progetti per l’esplorazione della Luna, AST SpaceMobile e diversi fornitori di telecomunicazioni.
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