Ieri, martedì 28 gennaio, data in cui ricorre la Giornata europea della protezione dei dati personali, il Garante della privacy ha acceso un faro su DeepSeek, la nuova intelligenza artificiale cinese rivale di ChatGPT e simili.
A poche ore di distanza, oggi l’app dell’omonima società è scomparsa dall’App Store e dal Google Play Store italiani, probabilmente proprio per via dei timori sollevati dall’Autorità dovuti “all’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia” legati all’utilizzo della piattaforma web e dell’app di DeepSeek.
Dati a rischio? Il Garante della privacy chiede informazioni e blocca DeepSeek
Nel comunicato stampa pubblicato ieri il Garante per la protezione dei dati personali ha fatto sapere di aver chiesto varie delucidazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le due società cinesi di intelligenza artificiale madri di DeepSeek, il chatbot che sta tanto facendo discutere in questi ultimi giorni.
L’Autorità, considerato l’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia, ha chiesto alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina. Il Garante, inoltre, ha chiesto alle società che tipo di informazioni vengano utilizzate per addestrare il sistema di intelligenza artificiale e, nel caso in cui i dati personali siano raccolti attraverso attività di web scraping, di chiarire come gli utenti iscritti e quelli non iscritti al servizio siano stati o vengano informati sul trattamento dei loro dati.
Le due società hanno venti giorni per fornire al Garante della privacy le informazioni richieste, mossa che ricorda quella fatta quasi due anni fa nei confronti di ChatGPT, che venne bloccato in Italia quasi un mese intero per violazioni della disciplina sulla privacy.
Per il momento non ci sono comunicazioni ufficiali relative a un blocco di DeepSeek in Italia, ma intanto le app per iOS e Android sono sparite dall’App Store e dal Google Play Store italiani, probabilmente in attesa dei chiarimenti richiesti da parte dell’Autorità benché non se ne conoscano di fatto le ragioni della rimozione, che non è tuttavia prevista automaticamente in questo caso.
Altrove è ancora possibile scaricarla da entrambi gli store, anche negli altri Paesi dell’Unione Europea. Nel momento in cui scriviamo la versione web di DeepSeek accessibile da browser è ancora attiva in Italia, nonostante alcuni problemi legati a un eccessivo traffico, stando a quanto scrive e ripete il chatbot: “The server is busy. Please try again later”. E anche chi ha già scaricato l’app sembra ancora essere in grado di utilizzare DeepSeek.
In attesa di chiarimenti, anche l’organizzazione che si occupa di informazione e tutela dei consumatori, Altroconsumo, ha analizzato la conformità di DeepSeek al GDPR, ovvero al Regolamento europeo sulla protezione dei dati, da cui sono emersi i seguenti problemi:
1 – Dati personali degli utenti europei trasferiti in Cina senza adeguate garanzie; è da ricordare che la legge cinese consente l’accesso statale ai dati senza garanzie di trasparenza o proporzionalità.
2 – L’informativa sulla privacy pubblicata sul sito ufficiale rivela molteplici violazioni delle normative europee e nazionali sulla protezione dei dati.
3 – Informazioni incomplete: dettagli insufficienti su conservazione dei dati, diritti degli utenti e categorie di dati.
4 – Non è chiaro se i dati vengono utilizzati per profilazione o decisioni automatizzate.
5 – Procedure ambigue per l’esercizio dei diritti degli interessati.
6 – Nessun dettaglio sulla verifica dell’età o sul trattamento dei dati dei minori.
Per questo, Altroconsumo ha chiesto al Garante della privacy di intervenire in merito affinché DeepSeek si adegui alle regole europee sul trattamento dei dati personali, chiedendo inoltre l’applicazione di restrizioni relative all’utilizzo per gli utenti italiani, come già fatto in precedenza con ChatGPT, per l’appunto.
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