Mercoledì 12 marzo la Regione Veneto ha presentato un piano per contrastare gli episodi di violenza sugli operatori sanitari che prevede l’utilizzo di dispositivi elettronici come smartwatch e body cam, dispositivi indossabili che dovrebbero tutelare il personale dalle aggressioni. Medici, infermieri e personale sanitario se ne potranno servire sia per chiedere aiuto nell’immediato che successivamente utilizzando le immagini e l’audio registrati come prove documentali.
«Lanciamo in Veneto un progetto innovativo per rendere più sicuro il lavoro dei nostri medici e infermieri. Dotiamo il personale di nuovi strumenti tecnologici per chiedere aiuto in caso di aggressione: apparecchiature all’avanguardia, per la prima volta sperimentate su larga scala nella sanità pubblica. Vogliamo dare risposte concrete a un’escalation preoccupante: giù le mani dai nostri camici bianchi, chi usa violenza deve essere individuato e perseguito con forza» si legge nel comunicato stampa.
La tecnologia per garantire maggiore sicurezza agli operatori sanitari
La “manovra antiviolenza” della Regione Veneto prevede dunque di dotare di dispositivi indossabili come smartwatch o braccialetti smart (dotati di chip GPS, microfoni e di un sistema di allarme che permetterebbe subito di contattare la sicurezza) e microcamere/body cam il personale delle aziende sanitarie e ospedaliere. Queste ultime sono chiamate a valutare quali servizi e persone coinvolgere nel programma, i reparti ritenuti più a rischio come le guardie mediche, i pronto soccorso o i dipartimenti di salute mentale, ha detto l’assessora alla sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin.
L’informativa dell’ULSS 4 Veneto Orientale per l’utilizzo delle body cam da parte del personale sanitario, nello specifico, indica che gli operatori sanitari possono avviare la registrazione esclusivamente nei casi in cui ci siano rischi per la incolumità propria e/o di altri componenti dell’équipe. In caso di attivazione sono inoltre tenuti a informare chiaramente le persone che possono essere riprese pronunciando ad alta voce “Attenzione! Da questo momento attivo la registrazione video”. Le registrazioni non saranno accessibili al personale sanitario e potranno essere visionate solo per motivi istituzionali dalle forze dell’ordine o dal personale autorizzato, in caso di necessità. Altrimenti verranno cancellate dopo sette giorni dalla registrazione.
«In Italia in un anno si registrano 25.940 aggressioni, e nel 69% dei casi la denuncia non viene presentata. In Veneto l’escalation è preoccupante: 220 aggressioni nel 2020, 663 nel 2021, 883 nel 2022, 2.229 nel 2023 e 2.595 nel 2024. Serviva una risposta organica e di sistema, per la quale stimiamo di investire 4 milioni di euro per l’acquisto delle tecnologie necessarie. L’ospedale è un luogo aperto per definizione e non avremmo mai voluto dover attuare questa specie di ‘militarizzazione’, ma la difesa dei nostri sanitari è una priorità assoluta. Serve anche un supporto legislativo in sede penale, perché la sacralità di un ospedale non può essere messa in discussione per nessun motivo. E non ci fermeremo qui perché stiamo già lavorando per integrare questi dispositivi con l’intelligenza artificiale, che sembra essere in grado di prevedere atteggiamenti aggressivi valutando la congruità dei movimenti di una persona» ha commentato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
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