Oggi, mercoledì 19 marzo 2025, registriamo un nuovo capitolo nella saga che vede protagoniste l’Unione Europea e Apple, “vittima” di nuove regole imposte nel nome di DMA (Digital Markets Act)DSA (Digital Services Act).

Nello specifico, l’UE ha imposto al colosso di Cupertino nuove regole per “aprire” iOS ai dispositivi di terze parti. Senza anticipare oltre, andiamo a capire quali sono le nuove regole definite dall’Unione Europea e qual è stata la risposta (abbastanza piccata) di Apple.

UE e Apple: nuovo capitolo legato al DMA

Era il 25 gennaio 2024 quando Apple fu costretta ad aprire al sideload delle app, agli store alternativi e ad apportare altre modifiche a iOS, App Store e Safari nell’Unione Europea.

Da allora le cose si sono evolute parecchio: l’UE ha chiesto alla Mela morsicata di “aprire” anche iPadOS e ha continuato a mettere pressione all’azienda perché le modifiche apportate finora non sono mai sembrate “sufficienti rispetto a quanto richiesto”.

Tra settembre e novembre, l’azienda è finita nuovamente nel mirino dell’UE che ha richiesto di aprire iOS alla concorrenza prima e ha sollevato dubbi sulla reale compatibilità degli iPad con cuffie e penne di terze parti.

Arriviamo a oggi. Tramite un comunicato stampa diffuso da poche ore, la Commissione europea ha stabilito alcune misure che Apple dovrà adottare per rispettare determinati aspetti “ai sensi” del DMA: nello specifico, si parla di obbligo di interoperabilità.

L’interoperabilità è la chiave di tutto

Con “interoperabilità” – articolo 6(7) del DMA– l’UE intende la “apertura” dell’ecosistema (storicamente chiuso e proprio per questo, specie secondo Apple, ben funzionante) anche ai prodotti di terze parti.

L’obiettivo dell’UE è quello di fornire vantaggi agli utenti finali (in modo che non siano più costretti a utilizzare forzatamente prodotti della Mela morsicata con altri prodotti della Mela morsicata) e ai produttori di terze parti (che potranno realizzare prodotti pienamente funzionanti e compatibili con l’ecosistema del colosso di Cupertino).

Quali sono le regole definite dall’UE?

Come anticipato, L’UE ha definito le regole che Apple dovrà rispettare per adeguare iOS ai requisiti di “interoperabilità” previsti dal DMA.

Fondamentalmente, queste regole si dividono in due set. Il primo set include nove funzionalità di connettività del sistema operativo iOS (per garantire ai produttori di dispositivi e agli sviluppatori di app un migliore accesso alle funzionalità di iPhone da altri dispositivi), così spiegate dall’UE:

  • Notifiche iOS: questa funzionalità permette ai dispositivi connessi, come gli smartwatch, di visualizzare e interagire con le notifiche iOS.
  • Esecuzione in background: le app iOS devono eseguire determinate azioni relative ai dispositivi fisici connessi “in background”, cioè senza che l’utente stia guardando direttamente l’app.
  • Passaggio audio automatico: questa funzionalità consente agli utenti di passare da un dispositivo all’altro, ad esempio da uno smartphone a un computer, durante l’ascolto di audio con cuffie supportate.
  • Connessioni Wi-Fi peer-to-peer ad alta larghezza di banda: questa funzionalità permette di stabilire e utilizzare una connessione Wi-Fi ad alta larghezza di banda tra un dispositivo iOS e dispositivi fisici connessi; essa può essere utilizzata per condividere file di grandi dimensioni tra due dispositivi, o per trasmettere su un iPhone ciò che si vede in un visore di realtà virtuale.
  • Trasferimenti di file wireless a corto raggio: questa funzionalità permette di accedere alle stesse funzioni controllate da iOS dei servizi Apple nelle app di condivisione file di terze parti, creando, ad esempio, alternative ad AirDrop.
  • Trasmissione multimediale (media casting): questa funzionalità permette agli sviluppatori di creare una soluzione alternativa alla trasmissione multimediale AirPlay di Apple, concedendo loro l’accesso alle funzioni software necessarie in modo non discriminatorio rispetto ad AirPlay.
  • Controller NFC in modalità Lettura/Scrittura: questa funzionalità permette alle app su un iPhone di comunicare con dispositivi connessi, come anelli o braccialetti, per fornire loro informazioni come i dettagli della carta di pagamento di un utente. L’utente finale può quindi utilizzare l’anello o il braccialetto in un negozio per effettuare transazioni di pagamento come con una carta di pagamento, senza la presenza dell’iPhone. Inoltre, le smart card fisiche possono essere facilmente lette, ad esempio, per attivare o proteggere l’home banking mobile.
  • Abbinamento attivato dalla prossimità: permette ai dispositivi fisici connessi di abbinarsi a un dispositivo iOS tramite una procedura semplificata. Ad esempio, quando l’utente avvicina un nuovo auricolare all’iPhone, dovrebbe essere possibile abbinarlo immediatamente tramite una procedura semplice e snella, indipendentemente dal fatto che l’auricolare sia un prodotto Apple o di un marchio di terze parti.
  • Connessione Wi-Fi automatica: permette di accedere alle informazioni sulle reti Wi-Fi locali salvate sull’iPhone, consentendo ai dispositivi fisici connessi di connettersi senza problemi a queste reti.

Il secondo set servirà a migliorare l’intero processo: l’UE sottolinea che tutte queste funzionalità dovranno consentire l’interoperabilità con qualsiasi tipo di dispositivo connesso, in maniera gratuita e tramite framework e API completi, ben documentati dal colosso di Cupertino.

Inoltre, Apple dovrà fare in modo che i dispositivi e le soluzioni di terze parti siano efficaci quanto quelle realizzate “in casa”, non necessitino di passaggi aggiuntivi per gli utenti finali. Inoltre, l’azienda dovrà fornire assistenza tecnica per tutte queste funzionalità e documentarle a dovere quando verranno implementate.

Apple non ha preso benissimo la faccenda

Oltre ai soliti discorsi legati alla privacy degli utenti, minata dal fatto che l’ecosistema dovrà essere “aperto a tutti” (e quindi aumentano di molto i rischi di non riuscire a tenere tutto sotto controllo), Apple non ha preso benissimo le decisioni prese dall’Unione Europea e ha così commentato la vicenda (via 9to5Mac):

Le decisioni di oggi ci intrappolano nella burocrazia, rallentando la capacità di Apple di innovare per gli utenti in Europa e costringendoci a regalare le nostre nuove funzionalità gratuitamente a società che non devono rispettare le stesse regole. È dannoso per i nostri prodotti e per i nostri utenti europei. Continueremo a collaborare con la Commissione Europea per aiutarla a comprendere le nostre preoccupazioni a nome dei nostri utenti.

Le scadenze che Apple dovrà rispettare

Passiamo ora ad analizzare i tempi concessi dall’UE al colosso di Cupertino: tutte le misure sopra elencate dovranno essere implementate in iOS 19 (settembre 2025) e iOS 20 (settembre 2026), o comunque entro la fine del 2026.

Di seguito (via MacRumors), entriamo più nel dettaglio e vediamo indicazioni un po’ più precise sull’entrata in vigore di alcune di queste nuove regole:

  • Apple dovrà fare in modo che gli smartwatch di terze parti possano visualizzare e interagire con le notifiche di iOS entro la fine del 2025 (verosimilmente ciò avverrà con iOS 19.2).
  • La funzionalità di commutazione automatica dell’audio con le cuffie di terze parti e le modifiche per l’apertura a sistemi alternativi a AirDrop dovranno essere disponibili entro l’1 giugno 2026 (quindi verosimilmente con iOS 19.4 o iOS 19.5).
  • Per implementare la possibilità di avere soluzioni di terze parti equivalenti ad AirPlay, la scadenza è la fine del 2026 (verosimilmente con iOS 20 o, al più, iOS 20.2).

Qualora siate interessati a maggiori dettagli sulla faccenda, vi rimandiamo al comunicato stampa dedicato e al documento (Q&A) sull’interoperabilità pubblicati sul portale dell’Unione Europea.