La Cina ha recentemente introdotto alcune nuove leggi sull’efficienza energetica che potrebbero avere un impatto non marginale nel settore dei chip di intelligenza artificiale. In particolare, ricorda il Financial Times  in un suo recente articolo, le nuove disposizioni potrebbero avere effetti particolarmente negativi nei confronti di alcuni big di mercato, tra cui NVIDIA, uno degli operatori di maggiore rilievo nella produzione di processori grafici per il mercato videoludico e professionale.

Cosa sta succedendo in Cina

Più nel dettaglio, la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC) – che è il principale organo di pianificazione economica cinese – ha suggerito alle società locali di utilizzare chip che soddisfano i più stringenti requisiti di efficienza energetica per predisporre i nuovi data center, e per allargare e aggiornare quelli esistenti.

Di qui, il problema – non da poco – per NVIDIA: i suoi chip H20 sono progettati per rispettare i controlli all’export che sono stati imposti dal governo statunitense, ma non sono compatibili con i più rigorosi parametri che sono invece richiesti in Cina.

Un problema per il futuro a breve termine

Considerato che le restrizioni non sono per il momento state applicate in modo rigido, ma rimangono nel recinto delle mere indicazioni, ne deriva che almeno per ora le vendite di NVIDIA in Cina non ne hanno ancora risentito in modo rilevante.

Le cose potrebbero però cambiare in peggio nel breve termine. Se infatti la NDRC dovesse decidere di far rispettare le nuove normative con maggiore puntualità, allora NVIDIA potrebbe veder compromesso il suo quarto più grande mercato mondiale, valutato in 17 miliardi di dollari l’anno (il 13% delle vendite globali). Proprio per questo motivo, NVIDIA starebbe cercando di correre ai ripari organizzando un incontro tra i suoi manager e Zheng Shanjie, presidente della NDRC, per sondare in che modo continuare le proprie attività sull’importante mercato cinese, anche a costo di modificare i suoi chip e la loro competitività.

A complicare lo scenario asiatico c’è poi il fatto che NVIDIA sta anche affrontando un’indagine dell’Autorità cinese per la regolamentazione del mercato, avente ad oggetto l’introduzione delle vendite di chip ai clienti cinesi prima dell’entrata in vigore del divieto statunitense, del 2022. Un altro fronte aperto nelle complicate relazioni con il colosso asiatico, che potrebbero determinare un rilevante mutamento di scenario per la società.