Nel panorama spesso statico degli standard di connessione video e dati, dominato per oltre un decennio dall’onnipresente HDMI, l’arrivo di una nuova tecnologia può rappresentare un vero e proprio scossone. Ed è proprio questo il caso del General Purpose Media Interface (GPMI), un’inedita proposta che emerge dalla Cina con l’ambizione non celata di ridefinire il modo in cui colleghiamo i nostri dispositivi, proponendosi come un’alternativa tecnologicamente avanzata non solo a HDMI, ma persino a DisplayPort e Thunderbolt; il nuovo standard nasce quindi con lo scopo di superare le limitazioni di cui soffrono gli standard attuali.
GPMI: un solo cavo per tutto con ottime prestazioni
Il concetto fondamentale dietro GPMI, frutto della collaborazione di oltre cinquanta aziende cinesi di primissimo piano (tra cui colossi come Huawei, TCL e Hisense, tanto per fare qualche esempio), è tanto semplice quanto rivoluzionario: unificare sotto un unico cavo una moltitudine di funzioni che oggi richiedono connessioni separate e, spesso e volentieri, ingombranti.
Stiamo parlando non solo di video e audio ad altissima definizione, ma anche di trasferimento dati, connettività di rete e, soprattutto, alimentazione elettrica, una capacità che lo standard HDMI, come ben sanno gli utenti, non ha mai integrato nativamente. L’obiettivo dichiarato è dunque quello di sfoltire drasticamente la “giungla di cavi” che affligge il retro di televisori, monitor, soundbar e altri dispositivi di intrattenimento domestico e professionale.
Se l’idea di unificazione è intrigante, sono le specifiche tecniche a delineare la portata dell’innovazione proposta da GPMI, basta infatti confrontare i dati per rendersi conto del salto prestazionale: mentre lo standard HDMI 2.1 si ferma a 48 Gbps di larghezza di banda (e ricordiamo che la sua evoluzione, HDMI 2.2, presentata al CES 2025 punta a raddoppiare raggiungendo i 96 Gbps, sempre però senza capacità di alimentazione integrata), GPMI si presenta in due varianti con capacità nettamente superiori.
La versione Type-C, progettata per integrarsi perfettamente con l’ecosistema USB-C esistente, offre già 96 Gbps di banda e, contestualmente, ben 240 W di potenza erogata; la versione Type-B, più larga e pensata per scenari professionali ad alte prestazioni, alza ulteriormente l’asticella, arrivando a un’impressionante banda di 192 Gbps e una capacità di alimentazione fino a 480 W. Parliamo, ovviamente, di valori che aprono scenari d’uso completamente nuovi.
L’iniziativa che ha portato a GPMI affonda le sue radici nel 2019, con la creazione dell’Alleanza per l’8K a Shenzhen, tuttavia il progetto ha acquisito una spinta decisiva solo nel corso del 2024, quando ha ottenuto un riconoscimento fondamentale: la certificazione SVID (Specific Vendor ID) da parte del consorzio USB. Questo passaggio, tutt’altro che secondario, garantisce la piena compatibilità della variante Type-C di GPMI con lo standard fisico e logico USB Type-C. L’implicazione è chiara, l’adozione di GPMI Type-C non richiederà necessariamente la progettazione di porte completamente nuove sui dispositivi, facilitandone, almeno potenzialmente, un’integrazione più rapida e meno costosa nel mercato esistente.
Ma i punti di forza di GPMI, almeno sulla carta, non si limitano alla pura potenza di banda e all’alimentazione, lo standard integra anche un ecosistema di controllo bidirezionale analogo a quello offerto da HDMI-CEC, permettendo ai dispositivi collegati di comunicare tra loro in modo intelligente; a questo si aggiunge il supporto per la topologia “a margherita” (daisy chain), una funzionalità che consente di collegare più dispositivi in serie utilizzando un unico cavo che parte dalla sorgente, riducendo ulteriormente la complessità del cablaggio e i costi associati, specialmente in configurazioni multi-monitor o professionali.
È evidente che GPMI non si pone come un semplice aggiornamento incrementale, ma come una proposta che sfida direttamente non solo le capacità tecniche, ma anche la filosofia evolutiva, percepita da alcuni come lenta, dello standard HDMI; sfida anche la frammentazione tipica degli standard occidentali, spesso divisi da logiche concorrenziali tra consorzi diversi.
Tuttavia, come sempre accade in questi casi, la superiorità tecnica da sola non basta a decretare il successo di uno standard, la sua diffusione dipende in larga misura dall’adozione da parte dei produttori e, conseguentemente, dal mercato. La vera incognita per GPMI risiede nella sua possibile adozione a livello internazionale, i produttori non cinesi saranno disposti ad abbracciare uno standard sviluppato e, presumibilmente, controllato da un consorzio cinese, specialmente considerando l’attuale contesto geopolitico sempre più complesso e frammentato?
Difficile rispondere, al momento non è chiaro se e quando vedremo GPMI affiancare o sostituire HDMI sui dispositivi venduti al di fuori della Cina, non ci resta che attendere per scoprirlo.
I nostri contenuti da non perdere:
- 🔝 Importante: Recensione Amazfit Bip 6, ancora una volta un centro perfetto
- 💰 Risparmia sulla tecnologia: segui Prezzi.Tech su Telegram, il miglior canale di offerte
- 🏡 Seguici anche sul canale Telegram Offerte.Casa per sconti su prodotti di largo consumo