I medici affermano che uno dei modi migliori per monitorare i pazienti con il Coronavirus è il monitoraggio del livello di ossigeno nel sangue, che può mostrare quando hanno problemi respiratori pericolosi ma i dispositivi che misurano questo dato sono difficili da trovare e, pertanto, in molti stanno ripiegando su applicazioni mobile, tanto che Pulse Oximeter ha scalato la classifica delle più popolari app per iPhone, balzando al terzo posto.
Ma anche gli utenti Samsung sfruttano un’apposita feature presente su alcuni smartphone di questo produttore mentre altri utilizzano la propria smartband o lo smartwatch per controllare i livelli di ossigeno nel sangue.
Tuttavia queste soluzioni rischiano di fornire informazioni sbagliate, in quanto pare non siano in grado di misurare accuratamente i livelli di ossigeno nel sangue, soprattutto quando sono bassi.
Smartphone e smartwatch non possono sostituire i dispositivi medici per il calcolo dei livelli di ossigeno
Un nuovo studio conferma che non ci sono prove che una tecnologia per smartphone sia accurata per la misurazione della saturazione di ossigeno nel sangue, aggiungendo che le basi scientifiche di tali tecnologie sono discutibili e che, pertanto, i dati ottenuti attraverso soluzioni di questo tipo non dovrebbero essere attendibili.
Le app non funzionano bene perché la maggior parte utilizza un meccanismo diverso per testare i livelli di ossigeno nel sangue rispetto ai normali dispositivi medici: questi inviano due diverse lunghezze d’onda della luce attraverso la punta di un dito, dove c’è molto sangue vicino alla superficie della pelle e l’emoglobina (la proteina che trasporta l’ossigeno nel sangue) assorbe più luce infrarossa quando trasporta ossigeno e più luce rossa quando ne porta meno, differenza che viene calcolata per determinare la quantità di ossigeno in circolazione.
I telefoni di solito hanno solo la luce bianca e quindi non sono in grado di ottenere una lettura accurata. I modelli Samsung hanno una luce rossa ma usano solo una lunghezza d’onda.
Inoltre, i dispositivi medici standard inviano lunghezze d’onda luminose attraverso il dito e leggono i risultati da un sensore sull’altro lato mentre gli smartphone inviano e catturano la luce dallo stesso punto e ciò li rende meno precisi.
Gli smartwatch, invece, prendono letture dal flusso sanguigno al polso, che non è così forte come nel dito.
In sostanza, app, smartphone e smartwatch non possono sostituire i dispositivi medici.
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