Recensione Amazfit GTS 4 – Lo scorso anno ho voluto attendere qualche mese prima di portarvi la recensione completa di Amazfit GTS 3, che a causa di alcuni problemi software mi aveva convinto solo in parte. Quest’anno invece non ci sono dubbi, Zepp si è superata e dopo aver lanciato Amazfit GTS 4 Mini (qui la nostra recensione), che mi aveva in buona parte convinto, è arrivata sul mercato con Amazfit GTS 4, una versione completa e ancora più evoluta.
L’ho tenuto al polso per qualche settimana, utilizzandolo anche per tracciare le attività sportive, mettendolo alla frusta per scoprirne i punti deboli e i pregi. Oggi dunque vi racconto come si è comportato, anche nei confronti della variante mini, che molti potrebbero preferire per un prezzo inferiore.
Elegante e sempre più raffinato
La linea GTS di Amazfit si contraddistingue da sempre per l’uso di uno schermo di forma rettangolare, in contrapposizione alla serie GTR che invece adotta un più tradizionale schermo circolare. Questo Amazfit GTS 4 non fa dunque eccezione, mantenendo di fatto le stesse linee del modello dello scorso anno, sia per quanto riguarda lo schermo che per quanto riguarda la corona con feedback aptico, prima differenza rispetto a GTS 4 Mini che ha un semplice tasto.
Il display è di tipo AMOLED, decisamente luminoso con una risoluzione di 390 x 450 pixel, con cassa completamente nera e cinturino in fluoroelastomero che non lascia segni sulla pelle. Seguendo la stessa soluzione vista su GTS 4 Mini, la parte in eccesso del cinturino viene infilata a contatto con la pelle, così da non rappresentare in nessun caso un intralcio, evitando la necessità di avere delle fibbie che lo tengano in posizione.
Niente da dire sulla qualità costruttiva, decisamente elevata anche nei minimi dettagli, come la fibbia del cinturino satinata o il logo sulla corona, protetto da uno strato trasparente. La parte inferiore, quella che contiene i sensori, è in policarbonato con una finitura lucida che lo fa decisamente assomigliare al vetro.
Se lo scorso anno il software era stato un problema, tanto che erano stati necessari numerosi aggiornamenti prima che lo smartwatch fosse davvero utilizzabile, quest’anno non ci sono state sorprese di sorta e l’interfaccia di Zepp OS 2.0 si muove sempre in maniera fluida, senza un impuntamento o un ritardo che possa dare fastidio. Anche il feedback aptico della corona è secco e marcato, così da farlo assomigliare alla corona manuale presente sui cronografi analogici.
Impeccabile la connettività, visto che oltre al Bluetooth 5.0 è presente anche il supporto alle reti WiFi a 2,4 GHz, così da poter scaricare gli aggiornamenti senza che sia necessaria la connessione allo smartphone. Ho apprezzato le tantissime personalizzazioni rese possibili da un software sempre più evoluto, a partire dalla modalità always-on, di cui vi parlerò tra poco, per passare alla gestione dei quadranti, della modalità non disturbare e delle notifiche.
Le impostazioni rapide consentono di mettere lo smartwatch in modalità notturna o in modalità cinema con un tocco, così da evitare distrazioni, ma anche di attivare la modalità di espulsione dell’acqua dallo speaker. Si, perché questo Amazfit GTS 4 può essere utilizzato anche per effettuare chiamate o rispondere a quelle in entrata, a patto ovviamente di essere collegati via Bluetooth allo smartphone, cosa che ad esempio non è possibile fare con la versione GTS 4 Mini.
Ottimo per gli sportivi
I primi due modelli della linea Amazfit GTS non erano particolarmente indicati per lo sport, anche a causa di un ricevitore non proprio all’altezza ma dallo scorso anno le cose sono cambiate. Con Amazfit GTS 4 i miglioramenti sono ancora più evidenti, come testimoniano le oltre 150 tipologie di sport riconosciute. Nel mio caso ne ho utilizzate solo 3, camminata, corsa e ciclismo ma la lista è davvero lunghissima e include anche giochi da tavolo come scacchi e dama, sport al coperto, combattimento, invernali e con la palla.
Ho particolarmente apprezzato il sistema di posizionamento a doppia banda che si appoggia a sei diverse tipologie di satelliti, soprattutto quando le mie escursioni mi hanno portato in mezzo ai boschi, dove spesso la ricezione del segnale è difficoltosa. Analizzando le tracce registrate non ho trovato nessuna interruzione e anche la fase di aggancio dei satelliti è stata molto rapida, nell’ordine di qualche secondo.
L’elevata luminosità fa si che anche durante lo sport lo schermo sia sempre perfettamente leggibile, con tutti i dati principali ben evidenziati a seconda dell’attività in corso. Tutti i dati raccolti vengono poi caricati, tramite Bluetooth, sullo smartphone e possono essere consultati all’interno dell’applicazione Zepp, che nel corso del tempo si è decisamente evoluta e migliorata.
Autonomia a due facce
Zepp dichiara un’autonomia di circa 8 giorni, anche se come sempre si tratta di un dato che va pesato in base all’utilizzo e alle funzioni attivate. Ho voluto cercare di capire gli estremi di questo dato e devo dire che la forbice è davvero molto elevata. Con always-on display si raggiungono i 5 giorni, anche meno se utilizzate spesso il GPS. Io sono arrivato a poco meno di 3 giorni lasciando lo schermo acceso (spento però nelle ore notturne) e registrando circa 4 ore di attività GPS, con oltre 100 notifiche al giorno e tutte le funzioni di fitness tracking (sonno, battito cardiaco, ossigeno nel sangue) attive con il minor intervallo possibile.
Un dato non certo entusiasmante, seppur migliore di molti altri competitor più famosi, che però cambia radicalmente disattivando la modalità always-on lasciando però accesa, almeno nelle ore diurne, l’attivazione dello schermo alla ricezione delle notifiche e ruotando il polso, e riducendo il numero di misurazioni quotidiane. In questo modo sono riuscito a raggiungere i 12 giorni senza utilizzare il GPS, dato che si attesta attorno agli 8 giorni dichiarati da Zepp utilizzando il GPS per circa 4 ore.
Dati dunque confortanti, anche se personalmente preferisco la modalità always-on sempre attiva, così da vedere sempre l’ora sullo schermo. Certo, la visualizzazione con la rotazione del polso è un compromesso che ho accettato e al quale mi sono abituato, così da avere un’autonomia sicuramente buona, inferiore ad altri modelli ma comunque decisamente valida. Basti pensare agli smartwatch con Wear OS, che raramente superano i due giorni di autonomia, o ai ben più blasonati Apple Watch che non riescono assolutamente a raggiungere questi numeri, nemmeno con le modalità di risparmio più estreme.
A mio avviso uno smartwatch deve essere in grado di garantire una intera settimana di utilizzo, a meno che l’utente non svolga una intensa attività fisica che lo porti a utilizzare il GPS per una decina di ore alla settimana, situazione che porta ovviamente a una autonomia inferiore.
In conclusione
Nonostante sulla carta le differenze rispetto ad Amazfit GTS 3 siano poche, questo Amazfit GTS 4 mi ha convinto fin da subito, sia per la sua qualità costruttiva sia per la sua precisione nella raccolta dati in ogni situazione. Anche l’autonomia, che inizialmente mi aveva lasciato perplesso, si è invece rivelata superiore alle mie aspettative, diventando finalmente soddisfacente.
Pur costando il doppio di Amazfit GTS 4 mini ritengo che si tratti di una differenza di prezzo giustificata da alcune soluzioni, come la possibilità di rispondere alle chiamate o di effettuarle da polso, il GPS a doppia frequenza imperdibile per gli sportivi, il WiFi e i sensori di battito cardiaco e ossigeno nel sangue più precisi rispetto alla versione ridotta. A seguire trovate i link per l’acquisto sullo store ufficiale.
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