Con i grossi scandali legati a Facebook che sono venuti alla luce nel corso degli ultimi anni, non c’è dubio che l’immagine dell’azienda ne ha risentito molto. Tuttavia, seppur la maggior parte degli scandali sono avvenuti davvero, alcune volte si è trattato solo di fake news pensate solo per screditare ulteriormente la sua immagine. A questo proposito, qualche anno fa Facebook ha assegnato a un gruppo di sviluppatori interni il compito di creare Stormchaser, un software che ha lo scopo di tracciare non solo le fake news ma anche tutto ciò che diventa virale sul web legato a Facebook e WhatsApp.
Sviluppato nel 2016, Stormtracker è stato utilizzato per tenere traccia di come il web parla del social network e dell’app di messaggistica. La qualità del software è molto buona, tanto che in almeno alcuni casi ha scovato messaggi contenenti comunicati stampa e dichiarazioni modificati in maniera tale da essere controproducenti per l’azienda stessa.
Alcuni dicono che Stormtracker è la prova che Facebook dà la priorità alla lotta contro le fake news che mettono l’azienda in cattiva luce rispetto ad altre informazioni errate, ma la società dice che non è il caso. “Non abbiamo usato questo strumento interno per combattere le fake news, perché non era quello per cui è stato sviluppato, e non avrebbe funzionato“, ha detto a Bloomberg un portavoce di Facebook. “Lo strumento è stato realizzato con una tecnologia semplice che ci ha consentito di rilevare post su Facebook in base a parole chiave, in modo da poter valutare se rispondere adeguatamente sulla nostra piattaforma. Il confronto tra i due è una falsa equivalenza.”
L’uso di per se di questo genere di software non è un qualcosa di negativo ma, nel caso specifico di Facebook, è un monito molto importante che ci ricorda di come l’azienda possiede una visione unica sui suoi servizi (i più utilizzati al mondo) e, quando necessario, può prendere misure per sfatare informazioni errate sull’azienda.
Tra l’altro, pur trattandosi di un’azione atta a difendere l’immagine dell’azienda, sembra essere proprio un contro senso rispetto a quanto dichiarato in passato da Mark Zuckerberg circa il futuro dei social che sarà sempre più privato.
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