Non sembra essere un buon periodo per Apple, costretta a dover rispondere a diverse accuse da parte degli Stati Uniti e a dover sottostare alle regole del Digital Markets Act dell’Unione Europea. In un nuovo aggiornamento arrivato venerdì, l’azienda della mela ha aperto le porte all’inclusione di emulatori di videogiochi retro all’interno dell’App Store e allo stesso tempo ha allentato alcune restrizioni dopo diverse segnalazioni ricevute negli Stati Uniti.
La nuova politica di Apple permette agli sviluppatori di emulatori di videogiochi retro di caricare le proprie applicazioni all’interno dell’App Store a livello globale. Alcune restrizioni sono però presenti, in quanto tali emulatori dovranno sottostare alle leggi vigenti e vietare di scaricare e installare giochi piratati e illegali.
Fino ad oggi gli emulatori sono stati banditi su iOS e presenti soltanto all’interno del Play Store di Android, ma questa nuova mossa di Apple metterà i due sistemi operativi sullo stesso livello. Prima di questa decisione gli utenti della mela erano costretti a ricorrere a metodi non ufficiali, come il jailbreak, o ad utilizzare store di applicazioni alternativi (solo nell’UE) come AltStore, di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa.
Apple aggiorna le politiche in merito alle “super app”
Oltre a queste nuove regole sugli emulatori, Apple ha aggiornato le politiche per le “super app”, ossia quelle applicazioni che contengono al loro interno altre applicazioni, come per esempio WeChat. Da ora in poi, i minigiochi e le mini-app presenti all’interno di queste “super app” dovranno essere sviluppati utilizzando esclusivamente la tecnologia HTML5, vietando quindi l’utilizzo di app native.
Questo cambiamento arriva come risposta ad una causa intentata negli Stati Uniti, in cui Apple è stata accusata di monopolio nel mercato degli smartphone e di cercare costantemente di eliminare app di streaming di giochi in cloud e le “super app” dalla propria piattaforma. Proprio recentemente, per l’appunto, l’azienda ha deciso di consentire l’accesso a servizio di cloud streaming come quello di Xbox o GeForce Now.
All’interno dell’Unione Europea, invece, Apple è costretta a sottostare a diverse imposizioni volute dal Digital Markets Act, come la disinstallazione di applicazioni native da iOS. In un altro aggiornamento delle proprie politiche, l’azienda ha annunciato che ora consentirà alle app di streaming musicale sul suolo europeo di includere collegamenti in-app che indirizzano gli utenti verso acquisti esterni, con informazioni sui relativi prezzi.
Gli sviluppatori di queste app saranno inoltre in grado di chiedere agli utenti di fornire il proprio indirizzo e-mail al fine di ricevere un link al sito web del servizio per l’acquisto di abbonamenti e contenuti musicali. Spotify è stata la prima a tentare di implementare all’interno dell’app collegamenti al proprio sito web per l’acquisto di abbonamenti, ma ha dovuto attendere settimane prima di avere l’approvazione da parte di Apple.
La recente modifica apportata dall’azienda di Cupertino vede Spotify ancora contrariata, poiché Apple continua ad imporre commissioni sugli acquisti effettuati tramite collegamenti esterni. La portavoce di Spotify ha accusato Apple di ignorare la legge, mentre l’Unione Europea continua ad esortare l’azienda a consentire alle app di streaming musicale di comunicare liberamente con gli utenti. Se le cose non cambieranno, la Commissione Europea potrebbe intraprendere azioni legali e imporre sanzioni giornaliere.
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